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Intercettazioni: l’Iran, Sky e i giornalisti malpagati

Più che politici e addetti ai lavori, poté un regista e attore di rango come Carlo Verdone. I provvedimenti in itinere parlamentare su intercettazioni e libertà di informazione sono “una brutta faccenda. Norme di tipo iraniano, che potrebbero non farci più scoprire cosa succede in questo Paese, dove ogni giorno ce n’è una”. Non ci sarebbe da aggiungere altro, per aderire al coro di protesta e indignazione contro una legge liberticida. Se non citare le iniziative più concrete. Quelle di Sky e dell’Ordine dei giornalisti.

“Queste norme rappresentano un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione, ma soprattutto costituirebbero una grande anomalia a livello europeo. Per questo motivo SKY, editore di SKY TG 24, chiederà un intervento a tutte le Autorità internazionali competenti, anche ricorrendo presso la Corte europea dei diritti dell’Uomo“. Così, in un a nota, SKY Italia a proposito delle norme contenute nel disegno di legge sulle intercettazioni approvate ieri dalla Commissione Giustizia del Senato. Norme che Sky “accoglie con grande preoccupazione”. Nella nota si sottolinea che “il diritto a un’informazione completa è un diritto irrinunciabile per ogni cittadino, ma è anche un dovere fondamentale per ogni editore. Per questo motivo SKY TG24, che in questi anni ha sempre cercato di compiere la propria missione con la massima professionalità e imparzialità, continuerà a lavorare avendo come unico scopo quello di fornire ai cittadini un’informazione obiettiva e più completa possibile”.

L’Ordine nazionale dei giornalisti, su decisione unanime del suo esecutivo nazionale, ”ha già acquisito significativi pareri legali e assumerà tutte le iniziative utili, in ogni sede, per garantire ai cittadini il diritto di essere informati’‘. Per l’Ordine ”su questo terreno non è più il momento delle dichiarazioni, ma degli atti concreti, coinvolgendo le istituzioni comunitarie a partire dal commissario europeo per i diritti dell’uomo. L’Ordine dei giornalisti è ostinatamente convinto che quello di sapere sia un diritto fondamentale di tutti e di ciascuno”.

Per l’Odg infatti ”la decisione della maggioranza di ritirare l’emendamento che prevedeva il raddoppio delle pene detentive e pecuniarie per i giornalisti che rendono pubblici i particolari di inchieste di interesse sociale non è la risposta alle quale i cittadini hanno diritto. I cittadini, non i giornalisti, perché’ sono loro – i cittadini-elettori – che hanno il diritto di sapere per capire, decidere e scegliere in maniera consapevole e responsabile”.

Spiega l’Ordine che ”e’ assurdo ritenere che un mese di carcere sia una sciocchezza. E’ incredibile ritenere poca cosa sanzioni pecuniarie che vanno da 5 a 10 mila euro. Chi parla di carcere e di danaro con tanta leggerezza non si rende conto che un mese dietro le sbarre è poca cosa per i malfattori, non per le persone perbene. Somme di quella entità possono apparire trascurabili a chi guadagna migliaia e migliaia di euro al mese.

I politici – e purtroppo anche la stragrande maggioranza dei lettori – non sono consapevoli che ci sono centinaia e centinaia di giornalisti che ”guadagnano” anche poco più di due euro per un loro articolo, come emerge dai ‘dati della vergogna’ contenuti nell’inchiesta fatta dall’Ordine e denominata ‘smascheriamo gli editori’. E’ come dire che ci sono giornalisti che dovrebbero scrivere cinquemila articoli per mettere insieme l’ammenda che dovrebbero pagare per onorare il loro dovere di informare gli italiani”.

Pubblicato da RG

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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