I segreti della Gioconda
24 Aprile 2008 Pubblicato da Pino Bruno
- 24 Aprile 2008
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Una telecamera digitale multispettro ha rivelato i segreti delle sfumature della Gioconda, che potrebbero essere state influenzate da tecniche allora in uso soltanto nelle Fiandre. La speciale macchina da ripresa (la vedete all’opera cliccando qui) è stata usata sul dipinto da Mady Elias, fisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche francese (CNRS) e docente dell’Università di Evry, e da Pascal Cotte, direttore tecnico della società parigina Lumiere Technology.
L’apparecchio ha scrutato il viso della Gioconda dopo aver misurato, con una definizione di duecentoquaranta milioni di pixel, la composizione della luce rinviata dal quadro. Monna Lisa è stata “sverniciata” virtualmente e questo ha permesso ai due ricercatori di studiarne la carnagione. A quanto pare, Leonardo da Vinci non aveva mai svelato i segreti del “fondotinta” applicato alla sua opera. Mady Elias racconta che lo studio ha permesso di identificare lo strato superficiale, un glacis, cioè un lieve e morbido spessore della pittura a olio. Tecnica, dice la fisica, inventata dai primi fiamminghi e mai utilizzata, all’epoca, in Italia. Secondo Elias, gli archivi parlano del “pittore italiano Antonello Da Messina e del suo lungo soggiorno nelle Fiandre”. Al suo rientro in Italia, l’artista avrebbe illustrato a Leonardo la tecnica del glacis. Sotto il “lieve pendio”, i ricercatori hanno accertato la presenza di uno strato costituito dall’uno per cento di vermiglio e dal 99 per cento di bianco di piombo, una mescolanza utilizzata normalmente in Italia per dipingere i volti. “È la prima volta che un modello digitale è utilizzato in campo artistico per analizzare la composizione di un capolavoro”, ha detto la scienziata. E’ stata aperta una strada per indagare altre opere d’arte senza fare prelievi e sondaggi che potrebbero danneggiarle. Svelato il segreto del “fondotinta”, resta quello del sorriso.