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Journalism in the public interest

Il sito si presenta così: ProPublica, journalism in the public interest. Mentre i giornali statunitensi tagliano i fondi ai giornalisti investigativi, il gruppo ProPublica va nella direzione opposta. Lo dirige Paul Steiger, che per sedici anni, fino al 2007, è stato sulla plancia di comando del Wall Street Journal. “Saremo dalla parte dei deboli contro i più forti. Con i cittadini contro gli abusi del governo e del business”, dice Steiger.

ProPublica, racconta nel suo reportage da New York la giornalista dell’Ansa Alessandra Baldini, ha una missione: concentrarsi sul giornalismo che fa luce sullo sfruttamento del debole da parte del piu’ forte e sulle azioni di quanti tradiscono la fiducia riposta in loro dal pubblico. L’iniziativa, non partisan e non ideologica, fara’ le pulci anche a sindacati, ospedali, universita’, fondazioni e alla stessa industria dei media.

Una sezione della pagina web e’ dedicata a una analisi di altri scoop prodotte da reporter negli Usa. Una sezione, intitolata ‘Scandal Watch’, tiene i riflettori puntati sulle cinque inchieste piu’ importanti, selezionate dallo staff di ProPublica in ordine di ricadute e intensita’ di impegno. I giornalisti di ProPublica metteranno i loro scoop gratis sul web o ‘regaleranno’ le loro inchieste al giornale o alla rivista su cui prevedono di avere la maggior cassa di risonanza.

L’iniziativa non sarebbe stata possibile senza l’impegno di Herbert e Marion Sandler, miliardari californiani democratici che hanno messo a disposizione dieci milioni di dollari all’anno per finanziare il progetto no profit.  “Il giornalismo investigativo e’ a rischio perche’ in molte testate viene ormai considerato un lusso”, ha osservato Steiger citando recenti statistiche della Arizona State University.

 

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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