La pubblicità? E’ come la televisione. Troppa fa male
18 Luglio 2008 Pubblicato da Pino Bruno
- 18 Luglio 2008
- SCENARI DIGITALI
- pubblicità, televisione
- 0 Commenti
La pubblicità è come la televisione: se è troppa fa male e provoca un effetto boomerang. Sono tra quelli che non acquistano i prodotti pubblicizzati con spot deficienti o volgari. Mi infastidiscono i giornali zeppi di réclame e, spesso li getto nel cestino senza leggerli. Non guardo i programmi conditi da una lunga serie di interruzioni, che mi fanno dimenticare cosa era successo prima del break. Protesta èlitario-solitaria, che non produce effetti concreti eppur mi fa stare meglio. Adesso c’è una ricerca su Internet e la pubblicità, condotta da Adlab@go, il Laboratorio di ricerca e pratica pubblicitaria dell’Universita’ di Udine a Gorizia.
I 244 utenti Internet, in maggioranza residenti nel Nord-Est, che hanno partecipato al sondaggio on-line, dicono che e’ troppa, invadente e ostacola la navigazione. La ricerca ha evidenziato che i principali ostacoli all’efficacia persuasiva della pubblicita’ nei siti ‘Social Network’, potrebbero nascere proprio dall’eccessiva quantita’ di pubblicita’, dalla sua invadenza e dal rischio percepito di violazione della privacy.
Finanziata dall’Universita’ di Udine, la ricerca e’ stata svolta tra aprile e giugno con metodo Cawi (‘Computer Aided Web Interview’), ovvero questionario somministrato via computer. E’ stata coordinata da Giovanni Lunghi, docente di Economia delle aziende pubblicitarie e responsabile di Adlab@go, con la supervisione scientifica di Luca Brusati del dipartimento di Finanza dell’impresa e dei mercati finanziari.
“Sebbene il campione abbia manifestato valenze tendenzialmente positive nei confronti della comunicazione commerciale sia in termini informativi sia di intrattenimento – ha detto Lunghi – gli indici sviluppati per misurare l’accettabilita’ della pubblicita’ in generale su internet e, specificamente, negli spazi personali dei Social Network, hanno rilevato una tendenza verso valori negativi. Il campione ha manifestato segnali di preoccupazione anche per quanto riguarda gli effetti sociali che la comunicazione commerciale potrebbe avere, sia in termini di incitamento al consumismo sia in merito alla diffusione di modelli e comportamenti sociali negativi“.
Resta da capire qual’è la pubblicità che fa bene e sta bene alla rete, perchè altrimenti molti siti ben fatti non sopravviverebbero.