I calligrafi d’acqua di Pechino
12 Agosto 2008 Pubblicato da Pino Bruno
- 12 Agosto 2008
- AU HASARD
- Olimpiadi Beijing 2008, pechino
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Pensavo, seguendo in tv gli eventi olimpici, a quei vecchi signori incontrati a fine giugno nel parco attiguo al Palazzo d’Estate di Pechino, impegnati nella scrittura con l’acqua. Dallo sfarzo artistico-tecnologico della cerimonia inaugurale alla semplicità e alla poesia dei calligrafi. Ho chiesto al collega Chen Jian, di Radio China International, di raccontarmi cosa stessero facendo. “La calligrafia (si chiama proprio così) – mi ha detto Chen – è un esercizio a metà fra ginnastica e ricreazione”. Un originale Taijiquan, particolarmente elegante e armonioso. “Si usa un pennello speciale intinto nell’acqua – mi ha spiegato Chen – realizzato fissando una spugna tagliata a forma di punta di pennello all’estremità di un’asta lunga circa un metro. Ecco così un pennello morbido e lungo, che si intinge in un secchiello pieno d’acqua”.
Scrivono poesie d’acqua, i calligrafi di Pechino. Poesie che evaporano lentamente. Ho pensato che io ormai scrivo quasi esclusivamente con la tastiera e che l’inchiostro digitale non evapora mai. Quello che scrivo finisce nel disco fisso, su un CD, in una pennetta USB, nel mare magno della rete. I calligrafi d’acqua di Pechino scrivono per restare in armonia con il corpo e con la mente. Le loro poesie si disperdono nell’aria. Mi hanno affascinato. E’ una delle emozioni più forti del mio recente viaggio in Cina.