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Quei temerari sulle macchine ad aria compressa

In principio fu Eolo, il progetto di auto ad aria compressa dell’ingegner Guy Nègre, quasi una leggenda metropolitana, che anni fa ha attraversato la rete come una meteora. Sembrava cosa fatta. Si parlava di stabilimenti, di produzione. Poi il nulla. Adesso Eolo rispunta in India.

Si chiama MiniCAT (Compressed Air Technology) e sarà prodotta da Tata Motors. Mi ha ricordato questa singolare vicenda un articolo della rivista peruviana Etiqueta Negra, dedicato a un altro pioniere dell’auto ad aria compressa, l’uruguayano Armando Regusci.  Una bella storia, una sfida umana e tecnologica, che ho letto nella traduzione italiana pubblicata da Internazionale.

Finora chiunque abbia tentato di proporre alternative al petrolio, per far marciare gli autoveicoli, è stato ridicolizzato. Nègre e Regusci sono stati considerati pazzi o visionari. Produrre auto che non vanno a benzina e gasolio costa troppo. Il gioco non vale la candela. L’aria compressa, poi. Ve la immaginate una macchina che girà per le strade spetacchiando? E poi la puzza al naso dei blasonati produttori di automobili “vere”, che fanno duecento all’ora e consumano come carri armati. Speriamo che Ratan Tata, il presidente del gruppo indiano, dia loro uno schiaffo morale, e realizzi il sogno dei pionieri.  

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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