Don’t Be Evil. Notizie dal pianeta Google
7 Aprile 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 7 Aprile 2009
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- cnr, google, motore di ricerca, new york times, social network
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In attesa di Kyoto (Knowledge yielding ontologies for transition-based organization), il progetto europeo di motore di ricerca senza limiti linguistici a cui lavora anche il CNR italiano, dobbiamo “accontentarci” di Google. Sto leggendo “Pianeta Google. Quanto manca alla conquista totale?” di Randall Stross, edito da Sperling&Kupfer. Davvero un bel lavoro. Google alla conquista del controllo quasi totale delle informazioni in rete? Come la mettiamo con “Don’t Be Evil“?
Randall Stross scrive editoriali per il New York Times e insegna tecnologia alla San Jose State University. Sono punti di osservazione privilegiati, per cercare di comprendere la strategia del colosso di Mountain View. Stross indaga i primi dieci anni di vita di Google e racconta i perché del successo del motore di ricerca che, oggi, non è più soltanto un motore ma una colossale macchina per fare soldi. Già, ma Google ha tradito la filosofia dei fondatori Larry Page e Sergey Brin, “non essere cattivi”? Si possono fare profitti e mantenere un’anima? Con gli occhi agli orrori combinati a Wall Street, potremmo dire che Google, in fondo, si è comportato abbastanza bene. Dobbiamo poi ricordare che l‘amministratore delegato, Eric Schmidt, è stato uno dei sostenitori più convinti e attivi di Barack Obama durante la campagna elettorale.
I punti di forza di Google secondo Stross: Gmail e il concetto di “cloud computing”, che ha permesso di sfidare Microsoft, offrendo word processor, fogli di calcolo elettronici e programmi browser, in cambio dell’ospitalità a documenti e dati degli utenti.
I punti di debolezza, sempre secondo Stross: così come Microsoft è stata a guardare mentre Google conquistava il redditizio business della ricerca, Google ha permesso a Facebook di decollare nel campo del social networking. E poi il mancato perfezionamento del servizio di videoclip, che ha costretto Google a pagare quasi due miliardi di dollari per rilevare YouTube. Soldi che non stanno rientrando, perché il Tubo non genera ancora profitti. Infine, i problemi di copyright ancora irrisolti per far decollare il progetto Books per scannerizzare trentadue milioni di libri.
Aspettando Kyoto, chissà per quanti anni ancora non potremo fare a meno di Google.