Il CNR brevetta gli occhialini subacquei che sarebbero tanto piaciuti a Enzo Maiorca
22 Luglio 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 22 Luglio 2009
- SCIENZE
- cnr, SCIENZE
- 2 Commenti
Il CNR che ci piace di più è quello che mette a frutto le ricerche dei suoi scienziati e le brevetta. Non so quando vedremo nei negozi specializzati gli occhialini subacquei per l’apnea creati dal team di Luca Mercatelli, del laboratorio di fotometria e illuminotecnica dell’Istituto nazionale di ottica applicata del Consiglio nazionale delle ricerche (Inoa-Cnr). Spero presto. Sono tempi duri. Molti ricercatori rischiano il posto, altrettanti cervelli fuggono all’estero e l’Italia continua a spendere per ricerca e sviluppo solo l’1,1 per cento del PIL. Non è male, dunque, ricordare che la ricerca scientifica è strategica per il nostro paese.
Il modello di occhialini made in CNR fornisce una visione corretta in immersione e in superficie. Inoltre (è questa la grande novità) non è più necessario compensare durante la discesa.
“Il sistema ottico comprende una lente convergente e alcune camere divise da setti trasparenti”, chiarisce il ricercatore. “Quando il sistema è in immersione, le camere si riempiono d’acqua: in sostanza ‘lavora’ esclusivamente la lente convergente. Alla riemersione però, l’acqua di una delle camere defluisce attraverso alcuni fori, mentre quella di un’altra, non forata, rimane all’interno. L’occhio in entrambi i casi si trova sempre a contatto con soluzione fisiologica, non irritante, mantenuta all’interno degli occhialini grazie alla pressione dei poggia-occhio in silicone.
Quando si riemerge, il sistema ottico permette la formazione di una ‘lente d’acqua’, che neutralizza l’effetto della lente convergente e offre una visione nitida anche in superficie. La visione corretta si ripristina immediatamente appena si alza la testa dall’acqua, perchè lo svuotamento del setto forato è istantaneo”.
Nel 1984 Enzo Maiorca raccontava a Mondo Sommerso il funzionamento dei suoi occhialini forati e allagabili, dotati di una lente correttiva da 120 diottrie. Servivano per vedere bene in acqua, ma non quando si riemergeva. In quegli istanti, dopo una lunga immersione, gli occhialini appannati non permettono di individuare rapidamente boa di appoggio e assistenti. Gli occhialini creati dal team di Mercalli, invece, assicurano una visione nitida anche quando si emerge.
“Nell’apnea molto profonda le normali maschere non si possono usare, nemmeno quelle a volume ridottissimo”, spiega Luca Mercatelli . “La maschera, in immersione, all’aumentare della profondità, deve essere compensata immettendovi aria dal naso. Ma farlo a profondità elevata è impensabile, a causa della legge di Boyle: il volume è inversamente proporzionale alla pressione e se la pressione ambiente è elevata, come accade ad alta profondità, la compensazione della maschera potrebbe richiedere fino al 15-20% della capacità polmonare”.
L’idea (Diving Mask for Underwater and Air Vision, PCT/IB2009/051985) adesso ha un brevetto internazionale può essere migliorata per andare in produzione.