La Posta Elettronica Certificata è un’altra brutta storia italiana
24 Luglio 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 24 Luglio 2009
- E-GOVERNMENT, SCENARI DIGITALI, SICUREZZA
- abuso, cittadinanza digitale, consumatori, E-GOVERNMENT
- 2 Commenti
Sostiene il giurista Guido Scorza: “Non comprate caselle di Posta Elettronica Certificata! Sono tutti soldi buttati, a norma di legge“. Ora, poiché l’avvocato/blogger ha finora dimostrato di avere una profonda competenza in materia, non possiamo ritenere che l’afa di questi giorni possa aver influito sul suo draconiano giudizio. La PEC all’italiana (e di fenomeno esclusivamente italiano si tratta, perché altrove si usano i certificati di sicurezza) è una fregatura e – aggiunge Scorza – si ha “la sensazione di trovarsi dinanzi ad un pezzo destinato ad entrare nella storia degli scandali italiani”.
L’obiettivo, dice ancora il giurista, è “rendere la PEC il sistema di comunicazione di Stato nonostante esso non sia utilizzato in nessun altro Paese al mondo e sia incompatibile con la totalità degli altri sistemi e dar vita a due gestori di PEC egualmente “di Stato”: uno per i cittadini ed un altro per le imprese”.
Lo scenario adombrato da Scorza è davvero inquietante. Si vuole imporre al Paese uno standard autarchico, che non ha alcun senso, almeno in termini di sicurezza e usabilità. Un senso, invece, ce l’ha: alimentare vecchi e nuovi carrozzoni…
Va detto inoltre che le brutte storie italiane spesso nascono dalla normativa caotica e farraginosa. Guardate qui che intreccio di leggi, regolamenti e codicilli su documento e protocollo informatico! Lo schema è stato reso disponibile dal presidente dell’associazione Cittadini di Internet, Massimo Penco, che ringrazio.
Altri post sull’argomento: http://www.pinobruno.it/?tag=posta-certificata