L’internet cattiva e quella buona nella visione del Pirate Party svedese
22 Agosto 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 22 Agosto 2009
- RETI, SCENARI DIGITALI
- cittadinanza digitale, internet, pirateria informatica, Svezia, unione europea
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L’internet intelligente – quella cattiva – e l’internet stupida – quella buona. Magnus Eriksson, a cui si deve buona parte del successo del Pirate Party svedese, racconta oggi alla Repubblica delle donne la visione libertaria che è diventata manifesto politico dei pirati svedesi. Il Pirate Party è presente nel Parlamento europeo e adesso si prepara alle elezioni comunali di Stoccolma. Ecco il Magnus Eriksson – pensiero.
Prima la rete era un sistema tecnico aperto sul quale si potevano costruire diverse economie e funzioni sociali. Oggi però la rete non è una piattaforma neutrale, ma un’entità che si ridefinisce continuamente, penetrata così in profondità nella società che la definizione stessa di internet è diventata una questione politica.
In corso c’è una battaglia tra due versioni diverse di internet. Una è l’internet intelligente. A dispetto del nome, è quella cattiva. In un’internet intelligente le decisioni sono programmate all’interno della rete. Per esempio un utente può usare solo alcuni protocolli e applicazioni oppure la rete riesce a monitorare il suo traffico per capire se infrange il diritto d’autore, e disconnetterlo automaticamente. Addio file sharing e download gratuito. Questa è una rete chiusa in cui la tecnologia è usata come un’arma, perché le cose che erano lasciate alla scelta degli individui o al dibattito politico vengono scritte direttamente nel codice della rete.
L’altra versione è la rete stupida, che si limita a trasferire informazioni e in cui le decisioni vengono prese alla fine. Ed è quella buona. Sinora internet è stata aperta, trasparente e stupida. E’ con questa rete che posiamo usare la tecnologia per motivi politici, per esempio per creare nuove configurazioni e sfidare i luoghi comuni.
Tuttavia ci sono ragioni politiche ed economiche in favore della rete intelligente (e chiusa). L’industria dei contenuti ha una visione dell’economia digitale basata sull’uso di internet come canale di distribuzione per i servizi., un po’ come una tv via cavo o satellitare. Per sempio, gli editori vedono uno sviluppo lineare tra la vendita di libri di carta e quella di libri digitali, gli e-Books. Un sacco di provider che forniscono connessioni internet sono coinvolti anche in altri tipi di business, per esempio nella telefonia cellulare. E per questo non amano concorrenti come Skype, che permette di telefonare gratis. Così i provider vorrebbero far pagare di più le connessioni di chi utilizza Skype. I nuovi fondamentalisti digitali vogliono che più file, più pixel, più banda, scorrano, purché controllati da loro.
Il Pirate Party vuole portare l’energia del suo movimento dentro il parlamento europeo. Per farlo vogliamo aprire i processi politici, per esempio permettendo a tutti di trattare le leggi come software, analizzandole per trovare e riparare i loro difetti. Non parlo di prendere il potere ma di aprire spazi che permettano ai movimenti di cambiare le istituzioni e ridefinire i nuovi diritto nell’era di internet. Così l’apertura diventa in qualche modo sia il metodo, sia l’obiettivo.
Karl Popper sosteneva che la democrazia ha bisogno di sistemi abbastanza aperti da poter essere abbattuti o trasformati. Se apriremo abbastanza l’infrastruttura dei processi politici, i problemi quotidiani della nostra vita online diventeranno domande politiche. E riusciremo a garantire che anche la rete resti aperta e libera.