Wikipedia le istruzioni per l’uso di Umberto Eco
8 Settembre 2009 Pubblicato da RG
- 8 Settembre 2009
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Sull’Espresso di questa settimana, Umberto Eco racconta la sua esperienza personale con Wikipedia e suggerisce alcune istruzioni per l’uso. Ecco il gustoso intervento di Eco.
“Quanto ci si deve fidare dell’enciclopedia on line? Ecco cosa mi è capitato e alcune regole per accertare l’esattezza delle informazioni.
Ciascuno di noi, ormai, mentre lavora e ha bisogno di controllare un nome o una data, ricorre su Internet a Wikipedia. Per l’ormai sparuto manipolo dei profani ricordo che Wikipedia è una enciclopedia ‘on line‘ che viene scritta e riscritta continuamente dai suoi stessi utenti. Vale a dire che se voi cercate la voce, che so, ‘Napoleone‘ e vedete che una notizia è incompleta o scorretta, vi registrate, la correggete, e la voce viene salvata così, con la vostra integrazione.
Naturalmente questo permetterebbe a malintenzionati o a pazzi di diffondere notizie false, ma la garanzia dovrebbe essere data proprio dal fatto che il controllo è fatto da milioni di utenti. Se un malintenzionato va a correggere che Napoleone non è morto a Sant’Elena ma a Santo Domingo, di colpo milioni di benintenzionati interverrebbero a correggere la illecita correzione (e poi credo che, dopo alcune azioni legali di persone che si erano viste calunniare da ignoti, una sorta di redazione eserciti un controllo almeno sul tipo di correzioni che appaiano chiaramente diffamatorie). In tal senso Wikipedia sarebbe un bell’esempio di quello che Charles Sanders Peirce chiamava la Comunità (scientifica) la quale per una sorta di felice omeostasi espunge gli errori e legittima le nuove scoperte portando così avanti, come lui diceva, la torcia della verità.
Ma se questo controllo collettivo potrebbe funzionare su Napoleone potrà funzionare su un John Smith qualsiasi? Facciamo l’esempio di una persona un poco più nota di John Smith e meno di Napoleone, e cioè chi scrive. All’inizio sono intervenuto a correggere la voce che mi riguardava perché recava date errate o false notizie (per esempio diceva che ero il primo di tredici fratelli, mentre la cosa era accaduta a mio padre). Poi ho smesso, perché ogni volta che per curiosità andavo a rivedere la mia voce trovavo altre piacevolezze messe da chissà chi. Ora alcuni amici mi hanno avvertito che Wikipedia dice che ho sposato la figlia del mio editore
Valentino Bompiani. La notizia non è per nulla diffamatoria ma – nel caso lo fosse per le mie care amiche Ginevra ed Emanuela – sono intervenuto a eliminarla.
In questo mio caso non si può neppure parlare di un errore comprensibile (come la storia dei tredici figli), né dell’accettazione di una vociferazione corrente: a nessuno era mai venuto in mente che io mi fossi accasato in tal modo, e quindi l’ignoto co-autore di Wikipedia interveniva per rendere pubblica una sua privata fantasia, senza che gli fosse mai passato per la mente di controllare almeno la notizia su qualche fonte.
Quanto ci si deve fidare di Wikipedia, allora? Dico subito che io mi fido perché la uso con la tecnica dello studioso di professione: consulto su un certo argomento Wikipedia e poi vado a confrontare con altre due o tre siti: se la notizia ricorre tre volte ci sono buone probabilità che sia vera (ma bisogna fare attenzione che i siti che consulto non siano parassiti di Wikipedia, e ne ripetano l’errore). Un altro modo è vedere la voce di Wikipedia sia in italiano sia in un’altra lingua (se avete difficoltà con l’urdu, ci sarà sempre certamente il corrispettivo inglese): sovente le due voci coincidono (una è la traduzione dell’altra) ma talora differiscono, e può essere interessante rilevare una contraddizione, che potrebbe indurvi (contro ogni vostra religione del virtuale) ad alzarvi e andare a consultare una enciclopedia cartacea.
Ma io ho fatto l’esempio di uno studioso che ha imparato un poco come si lavora confrontando le fonti tra loro. E gli altri? Quelli che si fidano? I ragazzini che ricorrono a Wikipedia per i compiti scolastici? Si noti bene che la cosa vale anche per qualsiasi altro sito, così che da gran tempo io avevo consigliato, anche a gruppi di giovani, di costituire un centro di monitoraggio di Internet, con un comitato formato da esperti sicuri, materia per materia, in modo che i vari siti fossero recensiti (o in linea, o con una pubblicazione a stampa) e giudicati quanto ad attendibilità e completezza. Ma facciamo subito un esempio, e non cerchiamo il nome di un personaggio storico come Napoleone (per cui Google mi dà 2.190.000 di siti), ma di un giovane scrittore diventato noto solo da un anno, e cioè da quando ha vinto lo Strega 2008, Paolo Giordano, autore de ‘La solitudine dei numeri primi’. I siti sono 522.000. Come si fa a monitorarli tutti?
Si era pensato una volta di monitorare soltanto i siti su un solo autore su cui gli studenti potrebbero sovente cercare informazioni. Ma se prendiamo Peirce, che ho appena citato, i siti che lo riguardano sono 734.000.
Ecco un bel problema che, per ora, è ancora senza soluzione”.
Umberto Eco, dall’Espresso in edicola questa settimana e dal sito del settimanale.