Tante PEC gratuite ma per farci cosa? Neanche il ministero di Brunetta ha un indirizzo PEC!
21 Ottobre 2009 Pubblicato da Pino Bruno
Si moltiplicano le offerte per l’attivazione gratuita di caselle di Posta Elettronica Certificata. Lo stanno già facendo l’Inps e l’Aci. L’impulso viene dal ministro per l’Innovazione Renato Brunetta, che preme per la sburocratizzazione del rapporto cittadino/Pubblica Amministrazione. La PEC equivale a una raccomandata con ricevuta di ritorno. Bel risparmio, dunque, ma non è tutto oro ciò che luccica. La PEC è uno standard italiano. All’estero si usano i certificati di sicurezza, altrettanto gratuiti. Perché inventare una soluzione autarchica? Mistero.
Diamo comunque per buono il tentativo di semplificare la vita del cittadino, che finalmente può interloquire con Regioni, Province, Comuni, Asl e tutto l’apparato pubblico. Una mail spedita con la PEC invece della lunga e spesso frustrante coda allo sportello. E qui viene il bello. A chi spedisco la PEC? All’indirizzo di PEC ben in vista sulla home page del sito della Pubblica Amministrazione, ovviamente. Già, ma la stragrande maggioranza della Pubblica Amministrazione se ne frega. A cominciare dal ministero presieduto da Brunetta. Non c’è traccia di indirizzo PEC, sul sito del ministero. Un clamoroso autogol. Eppure l’articolo 34 della L. 69/2009 è chiaro:
Art. 34.
(Servizi informatici per le relazioni tra pubbliche amministrazioni e utenti)
1. Al codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005 n. 82, e successive
modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
b) all’articolo 54, dopo il comma 2-bis sono inseriti i seguenti:
«2-ter. Entro il 30 giugno 2009, le amministrazioni pubbliche che già dispongono di propri sitisono tenute a pubblicare nella pagina iniziale del loro sito un indirizzo di posta elettronica certificata a cui il cittadino possa rivolgersi per qualsiasi richiesta ai sensi del presente codice. Le amministrazioni devono altresì assicurare un servizio che renda noti al pubblico i tempi di risposta, le modalità di lavorazione delle pratiche e i servizi disponibili.
Se l’esempio è questo, almeno altri 400 siti pubblici si sono adeguati. La ricerca è stata condotta dall’associazione Cittadini di Internet, che ha messo a disposizione alcune pagine del suo portale per segnalare le inadempienze. “Ad oggi sono stati rilevati ben 400 siti della PA privi della PEC nella pagina iniziale del sito della PA, il cui elenco è visibile in: https://www.cittadininternet.org/elenco_url.asp “.
Il presidente di Cittadini di Internet, Massimo Penco, ha scritto al ministro Brunetta per sottolineare le cose che non vanno. Ecco la lettera, ancora in attesa di risposta:
Spett.le
Ministero per la Pubblica
Amministrazione e l’Innovazione
Corso Vittorio Emanuele, 116
00186 Roma
Alla c.a. del Ministro, Prof. Renato Brunetta
Oggetto: mancato rispetto obbligo di cui all’articolo 34, Legge 18 giugno 2009, n. 69.
Preg.mo Sig. Ministro,
Come Associazione “Cittadini di Internet” (www.cittadininternet.org) Le avevamo scritto in data 31/05/09 ed in data 3/08/09, i cui concetti riportiamo qui di seguito, per rappresentarle le nostrepreoccupazioni in merito al D.P.C.M. 6 maggio 2009, recante “Disposizioni in materia di rilascio e diuso della casella di posta elettronica certificata assegnata ai cittadini”, con il quale si è dataattuazione ai commi 5 e 7 dell’articolo 16-bis, D.L.185/2008, convertito in legge 2/2009.
Ad oggi, purtroppo, nessun riscontro da parte Sua ci è pervenuto: in compenso, abbiamo assistito al susseguirsi di provvedimenti normativi che, se possibile, hanno reso ancora più incerto e complicato il cammino verso l’amministrazione digitale.
Del resto, perfino Lei (rectius: il suo Ministero), paladino dell’efficienza della Pubblica Amministrazione, risulta alla stato inadempiente rispetto ad alcune delle recenti disposizioni di legge.
Ci riferiamo, in particolare, al disposto dell’articolo 34 della L. 69/2009, il cui comma 1 lett. b) così recita:
Art. 34.
(Servizi informatici per le relazioni tra pubbliche amministrazioni e utenti)
1. Al codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005 n. 82, e successive
modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
b) all’articolo 54, dopo il comma 2-bis sono inseriti i seguenti:
«2-ter. Entro il 30 giugno 2009, le amministrazioni pubbliche che già dispongono di propri siti sono tenute a pubblicare nella pagina iniziale del loro sito un indirizzo di posta elettronica certificata a cui il cittadino possa rivolgersi per qualsiasi richiesta ai sensi del presente codice. Le amministrazioni devono altresì assicurare un servizio che renda noti al pubblico i tempi di risposta, le modalità di lavorazione delle pratiche e i servizi disponibili.
Orbene, ad oggi di quell’indirizzo di PEC sul sito del Ministero della Funzione Pubblica non vi è traccia!
Viene da chiedersi, allora, per quale motivo i cittadini dovrebbero rispettare i precetti posti dal Legislatore se finanche il Governo della Repubblica sembra ignorarli.
Abbiamo inoltre rilevato come Ella con lodevoli iniziative stia promuovendo sempre più l’uso della PEC per icittadini dando vita ad una serie di iniziative tra cui la gara per regalare a tutti la PEC, i protocolli d’intesa con INPS ed ACI aventi il medesimo scopo.
Ci siamo a questo punto chiesti visto che la tecnologia PEC da Ella giustamente spinta funziona solo se dalla parte PA ci sia un “analogo sistema” PEC. Quante delle PA abbiano già attuato questo servizio, come sancito dalla legge su riportata e quindi siano in grado oggi di ricevere i messaggi che i milioni di cittadini invieranno e poi successivamente abbiano pronte tutta la serie di attività previste dal comma 2-quater del medesimo articolo di legge che recita: Entro il 31 dicembre 2009 le amministrazioni pubbliche che già dispongono di propri siti devono pubblicare il registro dei processi automatizzati rivolti al pubblico. Tali processi devono essere dotati di appositi strumenti per la verifica a distanza da parte del cittadino dell’avanzamento delle pratiche».
Abbiamo quindi costituito un gruppo di lavoro ed attuato nel nostro sito web un area www.cittadininternet.org dove tutti i cittadini possano verificare se nella pagina principale nei siti della pubblica amministrazione sia stata inserito l’indirizzo PEC richiesto dalla legge con i termini ormai scaduti lo scorso 30 Giugno e segnalarlo.
Ad oggi sono stati rilevati ben 400 siti della PA privi della PEC nella pagina iniziale del sito della PA. Il cuielenco è visibile in: https://www.cittadininternet.org/elenco_url.asp. Purtroppo la situazione è in continua evoluzione ed al nostro sito arrivano segnalazioni negative ogni giorno, che se vuole potrà controllare leistesso visto che seguendo la Sua lodevole iniziativa abbiamo inserito anche noi delle emoticon.
Stante la problematica ci domandiamo come facciano i cittadini che già attualmente stanno prendendo la PEC-CEC-PAC a comunicare con la PA che ne è priva?
Vista la scadenza bruciante del 31 dicembre come faccia la PA a gestire quanto prescritto dal su richiamato comma 2-quater no avendo inserito neanche il mezzo per comunicare cioè la PEC nella pagina iniziale del sito?
Dal canto nostro Sig. Ministro ci siamo spinti oltre con molto sacrificio dei nostri associati, tutti volontari, abbiamo anche sollecitato quanto meno ad inserire nella pagina iniziale l’indirizzo di PEC con la comunicazione allegata alla presente, a lei indirizzata per conoscenza.
Oltre a questo abbiamo suggerito in più di un’occasione il sistema per risolvere il problema in modo immediato, lasciando la semplice e-mail e magari dotandola da quanto previsto dalla stessa legge.
Avrebbe all’istante oltre 5 milioni di e-mail attive nella PA senza bisogno della PEC e soprattutto senza spendere i 50 milioni.
Certi di un Suo riscontro in merito, Le porgiamo i Nostri migliori saluti.
Il Presidente
Massimo Penco