In Francia tra habeas video e habeas corpus
23 Novembre 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 23 Novembre 2009
- ATTUALITA', SCENARI DIGITALI
- abuso, diritto all'informazione, polizia, privacy, video, videosorveglianza, youtube
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Succede in Francia. Non guardie e ladri, ma aspro confronto tra polizia e cittadini a proposito dei video amatoriali che denunciano le cosiddette bavures delle forze dell’ordine. Le bavures sono i metodi brutali adottati da alcuni poliziotti durante fermi e interrogatori. Per intenderci, storie che ha volte hanno epiloghi drammatici, come da noi con il caso di Stefano Cucchi.
Oggi su Le Monde Isabelle Mandraud parla dei nuovi strumenti di videosorveglianza messi in campo dal ministro dell’Interno, Brice Hortefeux, per rispondere alle centinaia di video amatoriali diffusi su Internet. Immagini che mettono in luce i metodi spesso un po’ brutali della polizia durante fermi o interrogatori, fornendo così una sola versione dei fatti.
Alle 60.000 telecamere che il governo intende sistemare nelle strade entro il 2011, si aggiungono numerose altre applicazioni. A partire dalle cosiddette “mini-telecamere-pedonali”, ancora in via di sperimentazione nella banlieue parigina, che possono essere installate sugli occhiali da sole, sui caschi di sicurezza o sul petto degli agenti.
Un video sulle bavures della polizia parigina (da YouTube)
“L’idea e’ pacificare la relazione tra polizia e cittadini”, afferma Patrick Guyonneau, capo dei servizi tecnologici per la sicurezza interna. “E’ tutto sotto alla luce del sole. Non nascondiamo niente”.
“In realtà – spiega Le Monde – questi strumenti nascono per fermare la “guerra delle immagini” già in atto tra cittadini e agenti di polizia. Questi ultimi sono infatti sempre più ripresi in video amatoriali, spesso realizzati con telefoni cellulari e palmari, che testimoniano del loro atteggiamento, a volte aggressivo, durante fermi o interrogatori.
Storie che accadevano anche prima dell’era digitale e non se ne sapeva nulla, mentre adesso fanno immediatamente il giro del mondo.
Internet trabocca di immagini esplicite, con poliziotti che bloccano un individuo in “sei contro uno” o si introducono nelle manifestazioni con il passa-montagna, proprio come i black blocs, picchiando ragazzi innocenti o giovani donne.
Con le proprie immagini, la polizia spera di ribaltare questa situazione e mostrare come spesso siano proprio gli stessi agenti a subire aggressioni fisiche o verbali. Anche se il prezzo e’ proibitivo: 1.000 euro, per un sistema che spesso “non funziona”, spiega un poliziotto.
Habeas video o habeas corpus?