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Poste Italiane: sono hacker, non cracker. Andrebbero elogiati e semmai ingaggiati, non puniti, gli autori del defacing del 10 ottobre

Gli esperti di cyber security dell’azienda e la Polizia delle comunicazioni hanno individuato gli autori dell’attacco di defacing al sito di Poste Italiane del 10 ottobre scorso. Dicono gli investigatori: “la Polizia Postale ha eseguito una perquisizione nelle abitazioni di tre giovani, uno dei quali minorenne. Dall’accertamento sono state ricavate ampie conferme delle ipotesi investigative ed e’ stato sequestrato cospicuo materiale informatico che e’ ora al vaglio dei cyber-poliziotti”.

Tutti contenti, dunque? Al di là del codice penale, va sottolineato che l’intento degli hacker era dimostrare la vulnerabilità di alcune parti del sito internet delle poste e quindi indurre l’azienda a tappare eventuali falle nella sicurezza. Altre fragilità, d’altronde, erano state riscontrate in passato e continuano a venire fuori. Appena ieri c’è stato il caso delle virgole saltate.

L’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, spiega che l’incursione degli hacker al sito aziendale “ha in ogni caso dimostrato l’impenetrabilità’ dei sistemi di sicurezza informatica di Poste Italiane, che hanno impedito ai pirati di impossessarsi di informazioni riservate sulla clientela”. Ma gli hacker che hanno agito il 10 ottobre non volevano impossessarsi di alcunché! Intendevano soltanto dire a Poste Italiane di stare più attenti, perché loro custodiscono e gestiscono il denaro e i dati personali di milioni di persone. 

Il messaggio degli hacker sul sito di Poste Italiane, il 10 giugno 2009

Il messaggio degli hacker sul sito di Poste Italiane, il 10 ottobre 2009 (clicca per ingrandire l'immagine)

Dice ancora Sarmi: “”a causa dell’accesso illecito, la home page del sito era stata alterata e resa momentaneamente irraggiungibile dai numerosi utenti di Poste Italiane. L’affidabilità’ dei sistemi di sicurezza applicati dall’azienda ha garantito l’integrità’ del data base centrale che custodisce i dati riservati sulla clientela”.

Contento Sarmi, restano insoddisfatti utenti e consumatori che, nel caso delle virgole, annunciano richieste di risarcimento danni.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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