Cronache dall’Est: cosa si fa in Serbia con la Carta di Identità Elettronica
26 Dicembre 2009 Pubblicato da Alex Napoli
Cronaca di una giornata di dicembre del 2009. Dobbiamo iscriverci a ruolo per il pagamento di certe tasse comunali. Alle 10 del mattino arriviamo all’ufficio di Novi Sad indicato nella comunicazione che ci e’ arrivata via e-mail. Sono pronto al peggio, cioe’ a passare una mattinata a fare la fila e poi a riempire formulari a penna. E poi a fotocopiare documenti di identita’ e a cercare di ricordare informazioni di ogni genere che mi dovessero essere richieste.
Mi accompagna – se cosi’ si puo’ dire – una cartellona dove c’e’ ogni cosa che potrebbe tornarmi utile. C’e’ coda, ma si va abbastanza veloci. Alle dieci e un quarto sono davanti allo šalter (sportello). Continuo ad aspettarmi il peggio, cioe’ storie di ordinaria burocrazia.
Ci chiedono una carta d’identita’. Gliela diamo. “Serve altro?” aggiungiamo. “No” e’ la risposta. La persona che e’ allo sportello prende la carta d’identita’ elettronica e la infila in un lettore del chip. Passano un cinque minuti e le informazioni contenute nel chip vengono trasferite nei campi richiesti del formulario. Non dobbiamo scrivere niente a penna, ne’ “esibire” fotocopie di documenti.
Sono piu’ o meno le dieci e mezzo. E siamo “liberi”.
Usciamo dall’ufficio e decidiamo di andare a sottoscrivere un abbonamento per un nuovo telefonino. Siccome vogliamo un abbonamento post-pagato, e siccome in questo caso l’azienda fornitrice del servizio deve fidarsi di noi (pagheremo a ricevimento fattura), serve la carta d’identita’.
Stessa storia di prima. Il giovane signore che ci accoglie prende la carta d’identita’, la infila nel lettore del chip. I dati sono trasmessi sul formulario di contratto da riempire. Altre informazioni sono compilate dalla persona che e’ dall’altra parte dello sportello.
In dieci minuti abbiamo il contratto pronto. Lo firmiamo. Andiamo via. Col contratto e con il nuovo telefonino.
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