Google e le contraddizioni sul diritto alla privacy
9 Dicembre 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 9 Dicembre 2009
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- censura, consumatori, diritto all'informazione, google, privacy
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Mr. Erich Schmidt, patron di Google, sembra avere singolare concetto del diritto alla privacy. Vale per gli altri, non vale per lui. Qualche giorno fa è stato intervistato dalla CNBC. A chi gli ha posto il problema del “diritto all’oblio digitale”, ha risposto così:
“Se volete che nessuno sappia cosa fate su Internet forse è perché non avreste dovuto farlo. Se volete veramente che qualcosa resti privata, la verità è che i motori di ricerca, Google compreso, conservano tutte le informazioni per un determinato periodo. Negli Stati Uniti siamo soggetti al Patriot Act (la legge antiterrorismo. Ndr) e queste notizie possono essere trasmesse alle autorità”.
Dunque, secondo il boss di Google, sono gli utenti che devono adattarsi alla tecnologia e non viceversa. D’altronde mettere sullo stesso piano terroristi e protagonisti di video imbarazzanti che circolano YouTube è perlomeno singolare.
Quanto alla privacy, il sito Gawker gli ha rinfrescato la memoria. Il giornalista di Gawker Ryan Tate ricorda che nel luglio del 2005 CNet fece un’inchiesta su Eric Schmidt e sul rispetto della vita privata sul web. I dati citati erano stati raccolti direttamente su Google, dunque nulla di segreto. CNet aveva trovato informazioni sui guadagni di Schmidt, sulle sue operazioni in borsa, sul quartiere in cui abitava e sugli hobby del presidente di Google. Eric Schmidt non apprezzò l’articolo. Impose il veto sul sito e proibì a tutti i dipendenti di Google di rispondere alle domande dei giornalisti di CNet.
Peccato che Schmidt, ancora oggi, non riesca ad impedire al suo motore di ricerca di indicizzare i siti che parlano dei suoi amori!
Google sembra il pifferaio magico dei nostri giorni.
ispirazione: Le Monde
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