Rete sotto assedio: l’arresto di Iannelli è la dimostrazione dell’inutilità di provvedimenti speciali per combattere chi vìola la legge su e tramite Internet
21 Dicembre 2009 Pubblicato da Pino Bruno
Che c’entra il recente arresto del criminale telematico Fabrizio Iannelli con il dibattito sui provvedimenti che il governo intende adottare per combattere i reati che si commettono su e tramite Internet, dopo l’aggressione al premier? Moltissimo, perché la cattura del cracker al soldo della camorra sottolinea la professionalità e la capacità degli investigatori italiani di individuare, pedinare, intercettare e arrestare i delinquenti che agiscono sul web.
I detective della Polizia delle Comunicazioni hanno dimostrato che è difficile ma non impossibile seguire le tracce digitali di un criminale, sia pur abile come Iannelli, che si era rifugiato in una piccola isola thailandese. A tradirlo – quasi una beffa – è stata l’eccessiva sicurezza nei confronti della rete.
Il cracker è stato intercettato anche su Skype. Questa circostanza conferma che il ministro dell’interno, Roberto Maroni, è riuscito nel suo intento, e ha ottenuto la chiave per decodificare il codice criptato adottato da Skype per le comunicazioni tramite VoIP.
La brillante operazione che ha portato all’arresto di Fabrizio Iannelli conferma che le forze dell’ordine hanno già a disposizione professionalità e strumenti per combattere, anche sul web, la criminalità organizzata. In confronto, individuare e punire chi nei social network inneggia alla violenza e all’odio dovrebbe essere un gioco da ragazzi.
Ecco perché non sono necessarie nuove leggi, che avrebbero soltanto l’effetto di minare la libertà di espressione in rete.
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