Giornalismi: QR Code per non farsi fagocitare dal web
15 Gennaio 2010 Pubblicato da Pino Bruno
- 15 Gennaio 2010
- ATTUALITA', BUONI ESEMPI, GIORNALISMI, SCENARI DIGITALI
- diritto all'informazione, editoria, internet, iPhone, linguaggi, telefonia cellulare
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Il QR Code sui giornali non è una novità. Lo strano quadratone appare da tempo nelle pubblicità e nei periodici, per offrire una porta di accesso agli approfondimenti sul web. Funziona così: si avvicina la fotocamera del telefono cellulare al codice e poco dopo, sul display, si apre una pagina internet che contiene ulteriori informazioni, anche multimediali. Se il QR Code è vecchio, nuovo è l’approccio adottato dalla Gazzetta del Mezzogiorno. E’ il primo quotidiano italiano che ha deciso di sposarne appieno le potenzialità. Tutti gli articoli più importanti che riguardano eventi in evoluzione hanno il loro quadratone da cliccare con il cellulare. Di lì si parte per esplorare su internet cosa è accaduto dopo, al riguardo.
Tecnica o stratagemma per ovviare al limite storico e tecnologico del quotidiano di carta. Dal momento in cui si stampa, la notizia è fossilizzata, morta. Così invece può rivivere, arricchendosi di elementi nuovi, filmati, fotografie, documentazione sonora. E poi l’aggiornamento è gratuito, così come applicazioni e programmi per ogni tipo di cellulare o smartphone, purché abbia (ma chi non ce l’ha?) la fotocamera incorporata. Resta lo scoglio dell’accesso a internet, a causa delle tariffe non sempre abbordabili imposte dalla maggior parte dei gestori italiani.
La Gazzetta del Mezzogiorno imbocca dunque una nuova strada, per tentare di sottrarsi al fatalismo della sconfitta della carta stampata da parte del web. Riusciranno i nostri eroi nel loro intento? A patto che la sfida non sia solo tecnologica ma anche di qualità.
D’altronde proprio oggi Nicholas Negroponte ha detto che il giornalismo “non è ancora una specie in via di estinzione, perché blogger e giornalisti sono divisi dalla qualità, la firma diventa una garanzia, mentre i giornali di carta sono destinati a morire”.
Ed ha aggiunto: “L’informazione non dipende dalla carta perché il giornalismo è una professione in crescita, i giornalisti sono dei blogger professionisti, il web dà maggiori possibilità per inchieste e commenti. Lo sbaglio più grande è cercare un unico modello, quando invece bisogna trovarne tanti e diversi perché non esiste una sola risposta”.
Insomma, una buona firma può fare ancora la differenza, ma gli editori, si sa, da questo orecchio sentono poco.
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