C’era una volta l’odiata TUT. C’è ancora, sulle chiavette dell’Internet Mobile
17 Febbraio 2010 Pubblicato da Pino Bruno
- 17 Febbraio 2010
- ATTUALITA', RETI
- Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni, consumatori, internet, telefonia cellulare
- 1 Commento
Chi? Dice Totti alla partner che, nello spot, gli propone le mirabilie della internet key. Adiconsum reinterpreta a modo suo la réclame aggiungendo: “a chi la vuoi dare da bere”? L’associazione che tutela gli interessi dei consumatori dice ciò che tutti pensano, cioè che il Re è nudo. Queste chiavette sono una presa per i fondelli – dice in sostanza Adiconsum. “Si paga anche il non utilizzo del servizio. Molti forse non se ne accorgono, ma le tariffe a tempo sono un bluff. Infatti, mentre si legge una pagina, si guardano foto o si visiona la propria posta, il tempo corre, ma non c’è connessione. Sono soldi regalati al provider”.
Aggiunge Adiconsum: “Ad aggravare il tutto, poi, ci sono gli scatti di 15 minuti, sistema brucia tempo tutto italiano”.
Già, il brucia tempo. Una volta si chiamava TUT (Tariffa Urbana a Tempo). Internet era agli albori, il telefono aveva il disco combinatore e i modem analogici andavano alla folle velocità di 2400 – 4800 bps. Ci si collegava al provider tramite un numero urbano e il tassametro girava, mentre la linea telefonica era indisponibile, occupata. Spese folli. Poi arrivarono le tariffe flat e finì l’angoscia da TUT.
Il brucia tempo denunciato da Adiconsum è la stessa cosa. La TUT in versione internet key, anzi, chi?, alla Totti.
Continua Adiconsum: “Il vero problema della connessione internet in mobilità è che non è uguale alla navigazione da posto fisso, non si possono fare le stesse cose e soprattutto non si può essere sempre connessi.
E’ ora che i gestori lo dicano con chiarezza agli utenti che vengono, invece, illusi da spot fantastici.
La dimostrazione è nella nuova tariffa di Wind che pubblicizza, illudendo gli utenti, una “navigazione senza limiti”, ma costringe il provider a limitare la velocità a 32 Kb dopo aver scaricato 1 Gb, altrimenti diventerebbe difficile telefonare con il cellulare.
Anche le velocità di connessione è frutto di mancanza di regole.
Proprio in questi giorni c’è la corsa ad annunciare le chiavette che raggiungono maggiore velocità.
Peccato che si tratti solo di “promesse” e di “velocità” raggiungibili in specifici luoghi coperti dalla rete implementata ai nuovi servizi.
Utilizzando una chiavetta in mobilità ci si accorge facilmente che la velocità varia di continuo: è lentissima in GPRS, poco lenta in EDGE, veloce in UMTS, velocissima in HSDPA.
Sarebbe, quindi, opportuno che le aziende di telefonia mobile dichiarassero la velocità media offerta dalla propria rete e indicassero con chiarezza come è costituita, permettendo ad ogni utente di sapere con esattezza dove troverà connessioni lente o veloci.
Agcom, che avrebbe il compito di regolare il mercato e garantire i consumatori, è lentissima nella sua azione (su internet fisso dopo tre anni deve ancora rendere operativo il controllo della qualità), rendendo inefficace il proprio lavoro e lasciando piena libertà alle aziende”.
“Chi ci rimette è sempre il consumatore”, conclude Adiconsum, che – invece di minacciare una class action – “in alternativa alle indispensabili denunce all’Antitrust, chiede alle aziende di aprire un tavolo con le associazioni consumatori per realizzare una specifica Carta dei servizi condivisa che regolamenti il mercato di internet in mobilità, garantendo anche i diritti dei consumatori”.