Living Stories e gli editori adesso possono evolversi
18 Febbraio 2010 Pubblicato da Pino Bruno
- 18 Febbraio 2010
- BUONI ESEMPI, GIORNALISMI
- diritto all'informazione, editoria, google, google news, linguaggi, Living Stories
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Gli editori di giornali, si sa, fanno la guerra a Google. Dicono che il motore di ricerca – con Google News – si alimenta, come un saprofita, del lavoro altrui. Non è così. Anzi. Google News dirotta traffico imponente di lettori verso i giornali, ma gli editori fanno finta di non sentire da questo orecchio. Adesso Google dà uno schiaffo morale agli editori. Dice: imparate a migliorare i vostri giornali, vi offro un nuovo strumento, gratis. Si chiama Living Stories.
Living Stories, cioè storie che vivono e non si arenano sulle secche del formato, dell’impaginazione, della collocazione della notizia. Se una storia è destinata ad evolversi, ecco Living Stories proporre gli accadimenti successivi, con la datazione, l’orario, il riepilogo delle puntate precedenti. Una timeline – linea del tempo interattiva – offre un colpo d’occhio complessivo di ciò che è stato e di ciò che è, senza costringere il lettore a cambiare pagina e indirizzo.
E’ un’arma potente, nelle mani degli editori che, in cambio, dovrebbero sedersi con Google e fumare insieme il calumet della pace. Così come hanno fatto i padroni del New York Times e del Washington Post, i due quotidiani che hanno condotto la sperimentazione dello strumento open source messo a disposizione.
I risultati dell’esperimento con le due testate, dice Google, sono stati molto positivi: il 75 per cento delle persone che hanno fornito un riscontro sulla loro esperienza d’uso ha detto di preferire il formato Living Stories a quello degli articoli online tradizionali.
“L’esperimento delle Living Stories con il New York Times e il Washington Post ha portato a buoni risultati, quindi siamo molto contenti di essere in grado oggi di rendere questa tecnologia disponibile in modo ampio”, ha commentato Santiago de la Mora, Print Content Partnerships Director di Google per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa.
“E’ nostro desiderio trovare strumenti innovativi per permettere agli editori di giornali di offrire contenuti e trovare lettori online, e quello che annunciamo oggi è uno dei tanti sforzi che stiamo facendo in questa direzione”.
Come la prenderanno gli editori, sempre a caccia di alibi per giustificare la pessima qualità dei giornali (con le redazioni che si svuotano dei giornalisti maturi e di esperienza e si riempiono di precari pagati quattro soldi e dunque ricattabili da capi e capetti?)? E i giornalisti, come la prenderanno?
Scrive oggi Roberto Cotroneo sull’Unità: “Il modo verticale di gestire la notizia, non può che portare a un ripensamento completo del modo di fare giornalismo, e il più rapido possibile, per non farsi deridere e abbandonare dai lettori. E per non diventare di una inattendibilità imbarazzante. Questa è la scommessa”.
Già, è proprio questa. Quali e quanti giornali italiani l’accetteranno?