Google Adsense è la negazione della trasparenza dice l’Antitrust
12 Marzo 2010 Pubblicato da Pino Bruno
- 12 Marzo 2010
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- antitrust, consumatori, editoria, google, pubblicità
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Google fa tante cose dabbene e anche alcune cattive. Diciamola tutta. Le inserzioni pubblicitarie Adsense di Google sono una positiva opportunità di guadagno per chi ha un sito o un blog, ma anche un buco nero, dal punto di vista della trasparenza. Google spadroneggia, in questo ambito. Espelle a suo piacimento gli utenti che, a suo dire, hanno commesso scorrettezze. Anche se l’utente dimostra il contrario, non c’è prova di appello. Condanna definitiva all’esclusione da Adsense, senza possibilità di difesa. I forum sono pieni di casi di questo genere. Google non concede spiegazioni, né risponde alle mail. Arroganza senza limiti.
Per questo l’Autorità’ Garante della Concorrenza e del Mercato fa bene a invocare chiarezza. L’Antitrust ha infatti deciso di estendere l’istruttoria per possibile abuso di posizione dominante, avviata nei confronti di Google l’estate scorsa, alle condizioni imposte in Italia agli editori dei siti web nei contratti di intermediazione per la raccolta pubblicitaria on-line.
L’indagine riguarda le condizioni contrattuali imposte ai siti web per la raccolta pubblicitaria online. Per l’Antitrust tali condizioni “non consentono agli editori di siti web affiliati di conoscere in maniera chiara, dettagliata e verificabile elementi rilevanti per la determinazione dei corrispettivi loro spettanti”.
”Gli utenti del programma AdSense – dice l’Antitrust – ricevono come corrispettivo somme determinate da Google di volta in volta a sua assoluta discrezione; Google non assume alcun obbligo di comunicare come tale quota sia calcolata; i pagamenti sono calcolati esclusivamente sulla base dei registri tenuti da Google; Google può inoltre modificare in qualsiasi momento la struttura di determinazione dei prezzi e/o dei pagamenti a sua esclusiva discrezione”.
Per l’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato, dunque, ”nei contratti conclusi dagli editori per l’affiliazione al programma AdSense la percentuale di revenue sharing ad essi spettante e’ definita senza che Google fornisca alle controparti elementi utili a verificare la determinazione dei corrispettivi effettivamente percepiti”.
”L’assenza di trasparenza e verificabilità su informazioni necessarie per valutare l’attività’ di intermediazione svolta in concreto da Google – conclude l’Antitrust – incide significativamente su aspetti rilevanti dell’attività’ commerciale e imprenditoriale degli editori che aderiscono al programma AdSense, ostacolando, ad esempio, la pianificazione dello sviluppo e del miglioramento dei propri siti web nonché l’apprezzamento della convenienza di eventuali altre offerte provenienti da intermediari concorrenti”.
”Benchè siamo contrariati a questa decisione, continueremo a collaborare costruttivamente con l’Autorità’, nella convinzione che le nostre attività rispettino le normative in vigore sulla competizione nel mercato”, ha commentato a caldo un portavoce di Google dopo la notizia.
Questo blog ha sempre difeso Google dagli attacchi pretestuosi degli editori di giornali, ma Adsense è un’altra storia.