Passaporto biometrico e carta di identità: uno strano approccio alla sicurezza
11 Marzo 2010 Pubblicato da Pino Bruno
Il nuovo passaporto biometrico è realtà anche in Italia. Il nostro paese si è adeguato al Regolamento europeo 2252/2004 che prevede l’obbligo di inserire nel documento le impronte del dito indice delle due mani. Hanno fatto da apripista Grosseto e Potenza, a Milano il rilascio è cominciato ieri, le altre città seguiranno a breve.
“Il passaporto – dice la Polizia di Stato – non cambia il suo aspetto esteriore: le informazioni biometriche sono contenute, in modalità protetta, in un microchip che non si vede. Le impronte inoltre vengono raccolte nel pieno rispetto delle norme sulla privacy e, appena verificato il corretto funzionamento del passaporto, dopo il rilascio, verranno cancellate dagli archivi centrali e della questura”.
La vera novità sono le impronte digitali. L’obiettivo – si legge nel Regolamento europeo – è chiaro: “L’armonizzazione delle caratteristiche di sicurezza e l’inserimento di identificatori biometrici costituiscono una tappa importante verso l’utilizzo di nuovi elementi, in prospettiva di futuri sviluppi a livello europeo, atti a rendere più sicuro il documento di viaggio e a creare un collegamento più affidabile tra il titolare e il passaporto e il documento di viaggio, in quanto contribuiscono in maniera significativa alla protezione contro l’uso fraudolento”.
La parola d’ordine, dunque, è la sicurezza. Il documento personale deve garantire in modo inequivocabile l’identità del titolare. Già, ma all’estero – in tutta l’area Schengen – si può andare anche senza passaporto, con la Carta di identità.
Qui casca l’asino, perché non c’è documento più falsificabile della nostra vecchia Carta di identità di cartoncino, che alcuni municipi compilano ancora a mano (!). Tra l’altro la cronaca è ricca di notizie su furti di carte di identità in bianco, di delinquenti e truffatori che falsificano il cartoncino per commettere reati. 200 carte di identità in bianco sono state rubate pochi giorni fa nella sede comunale di Raccabascerana e, comunque, di furti di carte di identità ancora vergini sono ricchi gli archivi dei giornali.
Un dato statistico non c’è o – se c’è – è ben custodito nelle banche dati del Ministero dell’Interno. In Italia, si sa, è molto difficile se non impossibile, anche per i giornalisti, accedere agli atti pubblici. Cosa se ne fanno i delinquenti, delle carte di identità in bianco? Ovviamente le falsificano per violare la legge. E se al mercato delle carte di identità vergini fossero interessate anche organizzazioni terroristiche?
Come difendersi? Incrementando il potenziale di sicurezza dei documenti di identità. Il passaporto biometrico non basta, se poi per andare all’estero basta il cartoncino – carta di identità.
Già, c’era una volta la Carta di Identità Elettronica, ma è stata dismessa, di fatto. E poi il Permesso di Soggiorno elettronico con la banda ottica, ma la banda ottica è stata eliminata.
Un approccio alla sicurezza davvero singolare, se non sconcertante.