Privacy: il Garante bacchetta sulle mani i giornalisti che pensavano di fare i furbi
1 Marzo 2010 Pubblicato da Pino Bruno
Molti giornalisti cercano di fare i furbi per aggirare le precise e inequivocabili norme dettate dalla Carta di Treviso, che tutela la privacy dei bambini e dei soggetti deboli vittime di violenza. Fa bene dunque il Garante per la Privacy a bacchettarli sulle mani e fa bene l’Ordine dei Giornalisti ad avviare sanzioni disciplinari nei loro confronti. Ecco l’ultimo intervento del Garante.
Gli organi di informazione non possono pubblicare i nomi dei violentatori se ciò rende identificabili le vittime dell’abuso sessuale. E non ha alcun rilievo il fatto che le informazioni siano di dominio pubblico perché già diffuse da altre testate giornalistiche o perché divulgate da magistrati e forze di polizia in una conferenza stampa. Alle vittime di violenza sessuale e’ sempre riconosciuta una tutela assoluta.
Sono le motivazioni alla base del divieto deciso dal Garante (relatore Mauro Paissan) nei confronti di alcune agenzie di stampa e di alcuni quotidiani che non potranno più pubblicare informazioni lesive della riservatezza e della dignità di una minorenne.
Quelle informazioni dovranno essere cancellate anche dalle edizioni on line. Nel riportare la notizia di una violenza sessuale in famiglia avvenuta in provincia di Salerno, queste testate avevano infatti pubblicato nome, cognome, professione, età del padre, del fratello e di un vicino di casa arrestati quali presunti autori del reato. In questo modo, pur senza fare espressamente il nome della vittima, avevano diffuso informazioni così dettagliate da renderla riconoscibile.
Ciò in aperto contrasto con i principi fissati dal Codice deontologico dei giornalisti, dalla normativa italiana e dalle Convenzioni internazionali (Codice privacy, Codice penale, nuovo processo minorile, Carta di Treviso, Convenzione dei diritti del fanciullo) che riconoscono una tutela rafforzata alle vittime minori d’età.
Il divieto del Garante fa seguito a un primo provvedimento di blocco, adottato in via d’urgenza, al momento della pubblicazione della notizia. Adesso della vicenda si occuperanno la Procura della Repubblica e i Consigli regionali dell’Ordine dei giornalisti, ai quali il Garante ha trasmesso copia della decisione.