Floppy? Archeologia digitale
27 Aprile 2010 Pubblicato da RG
- 27 Aprile 2010
- ATTUALITA', HARDWARE, SCENARI DIGITALI
- Archeologia informatica, consumatori, HARDWARE
- 2 Commenti
Cosa c’era di più rassicurante di quel clac che rumorosamente segnalava l’avvenuto corretto inserimento del floppy disk nell’apposita fessura del case? E del clic che manifestava la vitalità della lettura dei dati contenuti nel dischetto? C’era un che di meccanica consolazione, nel maneggiare quei magici contenitori di informazione, subentrati al mangianastri del vecchio Commodore. Il tempo passa e le tecnologie pure. Chi ha ancora il lettore di floppy nel suo computer lo conservi gelosamente, perché tra meno di un anno – marzo 2011 – sarà roba da museo di archeologia digitale.
Il floppy da 3,5 pollici fu lanciato da Sony nel “lontano” 1981 e sostituì i flopponi da otto pollici e da 5 ¼ creati da IBM. I primi piccoli floppy disk contenevano 360 Kbyte, poi ci fu l’evoluzione verso i 700 Kb e, infine, si arrivò a 1,44 Mbyte. Briciole, in confronto alla capacità offerta oggi da supporti quasi microscopici come le Pen Drive.
E’ stato il mercato a punire i vecchi floppy: crollo verticale delle vendite in Giappone, passate dai 47 milioni di unità del 2002 ai 12 milioni dell’esercizio fiscale 2009.
E qualcuno si ostina ancora a definire il mondo ICT come “nuove tecnologie”!