Pompei crolla? Consoliamoci (si fa per dire) con i musei in 3D
18 Novembre 2010 Pubblicato da Pino Bruno
Schola Armaturarum. Se continua così, taglio dopo taglio, crollo dopo crollo, i figli dei figli dei nostri figli Pompei la vedranno soltanto nei musei virtuali, semmai in 3D. Meglio attrezzarsi, allora. Documentare tutto, per i posteri. Sia pure con i pochi soldi a disposizione, l’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del Consiglio nazionale delle ricerche (Itabc-Cnr) fa un lavoro egregio. Diciotto progetti di virtualizzazione archeologica e museale saranno presentati da oggi fino al 21 novembre a Paestum, durante la Borsa mediterranea del turismo archeologico.
La coincidenza con il disastro della vicina Scuola dei gladiatori – tra Pompei e Paestum ci sono appena ottanta chilometri – rischia di gettare cattiva luce sulla manifestazione e sull’indiscutibile valenza scientifica dell’attività di virtualizzazione digitale dei beni culturali. La tecnologia, comunque, non c’entra nulla con gli imbelli responsabili della pessima gestione dei nostri tesori.
I musei virtuali non sono alternativi a quelli reali, ci mancherebbe! I promotori dell’iniziativa dicono che “rappresentano un nuovo modello per comunicare, interagire e comprendere la realtà che ci circonda. C’è l’esigenza di condividere il know how nel settore, affinché l’Europa possa acquisire la stessa maturità raggiunta nel cinema e nei videogames, superare la frammentazione della propria ricerca, identificare i musei virtuali del futuro e stimolare la competitività dell’industria nell’Information and Communication Technology”.
Cosa ci farà vedere il CNR a Paestum? “Il visitatore viaggerà nel tempo, esplorando gli insediamenti della villa di Oplontis e dell’antica Cartagine – racconta Sofia Pescarin, archeologa dell’ Itabc-Cnr e direttore scientifico della mostra – si muoverà nel clamore della battaglia delle Termopili, entrerà in una tomba cinese del primo secolo a.C., prenderà parte all’assassinio del principe Francesco Ferdinando a Sarajevo, costruirà personalmente una nave con i carpentieri romani e osserverà l’applicazione dei colori di Giotto. L’edizione di quest’anno comprende anche una sezione dedicata a studenti e giovani ricercatori già autori di applicazioni di notevole qualità”.
Qualche anticipazione? Questo link conduce a immagini e filmati delle installazioni in mostra. A saperlo prima, sicuramente il CNR avrebbe proposto anche la Schola Armaturarum.
Peccato. Ci saremmo accontentati pure del 3D.
POST SCRIPTUM
Per fortuna che c’è la tecnologia. Come conferma questa notizia:
(ANSA) – ROMA, 17 NOV – ”E’ bastato Google Street View a smentire clamorosamente il ministro Bondi. Gli ultimi lavori effettuati alla Domus dei Gladiatori non sono degli anni 50, ma risalgono ad un anno fa. I restauri hanno riguardato proprio il solaio in cemento armato, indicato dallo stesso ministro come responsabile principale del crollo della Schola di Pompei. Ancora più urgenti a questo punto, a prescindere dalla situazione politica, le dimissioni di Bondi”. Lo ha dichiarato in una nota il senatore Andrea Marcucci (PD), segretario della commissione cultura a Palazzo Madama, in merito alla fotografia pubblicata da alcuni quotidiani che dimostra il restauro della Casa dei Gladiatori, affidata nel 2009 alla ditta Caccavo srl.
”La lettera dei 17 sovrintendenti – spiega Marcucci – racconta perfettamente il disastro di questa gestione. I tecnici e gli archeologi sono stati sostituiti da altre figure professionali, ed in questo modo – conclude il senatore Pd – la manutenzione ordinaria e straordinaria è passata in secondo piano”. (ANSA).