Quanto è neutrale la Net Neutrality made in Usa?
22 Dicembre 2010 Pubblicato da Pino Bruno
Non possiamo che dirci lorenziani (nel senso di Edward Norton Lorenz, pioniere della Teoria del caos), nell’affrontare lo spinoso tema della Net Neutrality dopo il varo delle nuove regole per la neutralità della rete da parte della Federal Communication Commission (FCC). Se per Lorenz “…il batter d’ali di una farfalla in Brasile (può) provocare un tornado in Texas”, le decisioni della FCC avranno un impatto globale su internet. Cominciamo a chiederci cos’è la Net Neutrality.
Buona la definizione di Alessandro Longo, sul Sole 24 Ore. Corretta e dettagliata quella proposta da Wikipedia. Adesso il governo statunitense ha l’autorità per regolare il traffico Internet. In America, certo, ma le ripercussioni – Lorenz docet – si avranno a cascata su tutta la rete globale.
Le nuove norme, che vietano agli operatori di bloccare selettivamente il traffico e concedono alle società di telefonia mobile di bloccare alcune applicazioni, entreranno in vigore all’inizio del prossimo anno.
“La decisione – dice il presidente Barack Obama – aiuterà a preservare la libertà e l’apertura di Internet e a incoraggiare l’innovazione, oltre a tutelare i consumatori e difendere la libertà di espressione”.
Non tutti sono convinti. I detrattori parlano di fine della Net Neutrality. I repubblicani, che hanno votato contro il provvedimento, sostengono che così Obama censura il web.
Meredith Attwell Baker, repubblicana, va al nocciolo del problema sulle colonne del Washington Post: “Quello che è scoraggiante – scrive – è che la Fcc intervenga per regolamentare internet perché vuole, non perché ce n’è bisogno. Preservare l’apertura e la libertà di Internet non è qualcosa di negoziabile, è un principio condiviso da tutti a fondamento dell’economia di internet. Nessuna azione di governo è necessaria per preservarlo”.
Sostiene invece Obama che “Come candidato alla presidenza mi sono impegnato a preservare la libertà e l’apertura che hanno consentito a internet di divenire una potente piattaforma di espressione. Questo è un impegno che mantengo anche da presidente. Con la tecnologia e l’innovazione che continuano a evolversi a ritmo veloce, l’amministrazione resterà vigile”.
Le nuove regole fissate dalla FCC prevedono che operatori telefonici come Comcast, AT&T o Verizon Communications non possano ostacolare l’accesso a servizi internet concorrenti, come a esempio Netflix. Inoltre agli operatori viene imposta la diffusione di maggiori informazioni ai propri clienti sulla velocità e sui servizi internet offerti. Le nuove norme – sintetizza la FCC – proibiscono agli internet provider di “discriminare senza ragione” i loro rivali.
E’ inoltre previsto che le società telefoniche e che offrono servizi via cavo possano offrire servizi più veloci alle società internet che pagheranno un extra.
Alle società di telefonia mobile è concessa invece la possibilità di bloccare alcune applicazioni che potrebbero mettere sotto eccessiva pressione la rete, ma non si dovrà trattare di applicazioni voce o di video-conferenza.
L’affaire, come si vede, è spinoso, controverso. Gli utenti della rete, i cittadini digitali, hanno tutto il diritto allo scetticismo. Tutte le volte che i governi hanno messo le mani sulla rete, hanno fatto danni.
Ha ragione Vittorio Zambardino, quando rabbrividisce ricordando che la “governance” e i relativi diritti della nuova rete rischiano di finire nelle mani di Arabia e Cina… il nuovo corso di Internet sorgerà presto per volontà degli stati membri dell’ONU…