Identità digitale problema irrisolto
3 Gennaio 2011 Pubblicato da Massimo F. Penco
Il tema dell’identità digitale è quanto mai attuale, alla luce di clamorosi e recenti episodi di cronaca nera e di processi giudiziari che hanno coinvolto emotivamente l’opinione pubblica. Sempre più spesso diventa determinante la “prova digitale”. Si può essere assolti o condannati in base alle “tracce d‘uso” di computer e telefoni cellulari, alle frequentazioni dei social network. E’ allora il caso di riflettere con attenzione su come si formano queste “prove digitali” e su come vengono valutate.
Insomma, l’identità digitale pesa sempre di più nella vita di ognuno di noi, ma il dibattito resta ancora negli ambiti ristretti degli addetti ai lavori. Vorrei confutare quella sorta di teorema che sembra essere ormai accettato per buono nelle aule di giustizia. Chiamiamolo, per comodità, “Teorema della quattro P”.
E’ invalsa la consuetudine – che purtroppo è divenuta fonte di prova in alcune recenti sentenze e investigazioni di cui la cronaca ha parlato diffusamente (caso di Garlasco e di Perugia, Scazzi, ed il rapimento di Yara) – in cui sempre di più il computer e il cellulare sono elementi primari di indagine, che evolvono in prove. La proprietà di un apparato tecnologico, PC o cellulare, fa sì che il proprietario possa sostenere e provare di aver lavorato in un certo giorno a una certa ora e, in alcuni casi (cellulare), affermare di essere in un certo posto, o essere stato localizzato nello stesso luogo. (segue nella pagina successiva…)