Identità digitale problema irrisolto
3 Gennaio 2011 Pubblicato da Massimo F. Penco
I sistemi di difesa possono essere di due tipi:
1)Controlli a distanza;
2)Controllo accessi.
I controlli a distanza prevedono l’uso di PIN, per attivare il telefono cellulare, prelevare denaro dal bancomat, fare operazioni di Home Banking, accedere a un server via FTP, eccetera.
Il controllo accessi comprende l’ingresso in un particolare edificio, oppure la verifica del passaporto alla frontiera. Negli Stati Uniti i funzionari prelevano anche le impronte digitali e scattano una foto a chi vuole entrare nel paese.
I due sistemi hanno in comune la ricerca continua di soluzioni che rendano le procedure semplici e veloci. E’ il caso dell’evoluzione dal passaporto tradizionale a quello biometrico. La direzione di marcia è la cosiddetta autenticazione multipla, basata cioè sull’acquisizione di informazione che possano essere incrociate e verificate all’istante. Con buona pace della privacy. Lo sa bene chi è andato di recente negli Stati Uniti. Innanzitutto, prima di partire, ci si deve registrare nel sito web dedicato:
All’arrivo, poi, è obbligatorio (e si pagano anche 14 dollari) farsi fotografare e sottoporsi al prelievo multiplo delle impronte digitali. C’è poi la recente introduzione (non dappertutto) del body scanner.
La banca dati del servizio di immigrazione si arricchirà dunque di queste informazioni personali:
1) Dati anagrafici completi
2) Luogo in cui si andrà a risiedere negli Stati Uniti
3) Dati Biometrici da confrontare con il passaporto elettronico
4) Foto
5) Compagnia aerea, scopo del viaggio e altro ancora.
Nel prossimo futuro (ma in alcuni casi è già realtà) è previsto:
1) lo scanning di tutto il corpo, con particolare attenzione a caratteristiche principali e eventuali malformazioni;
2) l’esame minuzioso del contenuto di ogni oggetto contenuto nella valigia imbarcata e nel bagaglio a mano
3)creazione di una cartella personale del viaggiatore, che verrà confrontata ad ogni entrata negli Stati Uniti.
Più sicurezza, meno privacy, dicono i fautori del ricorso massiccio di tecnologia per i controlli personali. E’ il mondo dopo l’11 settembre 2001. Sempre più orwelliano.