La macchina per scrivere è viva e lotta insieme a noi
26 Aprile 2011 Pubblicato da Pino Bruno
- 26 Aprile 2011
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Custodisco in soffitta una vecchia e preziosa (mitico Sottsass!) Olivetti Valentine, nella sua elegante valigetta. La usavo quando ero giovane cronista e non l’ho mai rottamata. Non si sa mai. Piglia e capita un blackout lungo una vita? Metti che, con quello che succede in Nord Africa e in Medio Oriente, dichiarano fuorilegge internet, personal computer, tablet e smartphone, potenziali strumenti eversivi? Facciamo gli scongiuri…e, semmai, cominciamo a cercare i nastri. Vabbè, questo post sconclusionato è ispirato dalla notizia (poi rivelatasi falsa) che l’ultimo produttore di macchine per scrivere sta per chiudere i battenti.
La ditta Godrej & Boyce, ha scritto il giornale India’s Business Standard, ha annunciato l’imminente cessazione della produzione per mancanza di ordini. Come spesso accade, la news è stata ripresa da molti giornali e sta facendo il giro del mondo, con l’inevitabile strascico di necrologi, breve-storia-della-macchina-per-scrivere e amarcord (d’altronde come sottrarsi? L’occasione fa il giornalista ladro…).
Poi, un cronista più acuto e coscienzioso degli altri – Seth Abramovitch di Gawker – fa qualche ricerca, incrocia le fonti e sbugiarda i colleghi del copia e incolla. Ma che ultimo produttore e ultimo produttore, scrive Seth. La macchina per scrivere è viva e lotta insieme a noi in Cina, Giappone e Indonesia. In quei paesi c’è ancora richiesta e…si producono anche i nastri.
Anzi, grazie alle dritte di Seth Abramovitch, adesso provo a comprarne un po’, on line…
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