Carta di Identità Elettronica: c’è di che essere Indignados
15 Giugno 2011 Pubblicato da Pino Bruno
“Per l’ignaro cittadino italiano è difficile comprendere come mai – a distanza di ben undici anni dalla istituzione della Carta di Identità Elettronica, dopo una lunga sperimentazione, costata circa 60 milioni di euro, con la produzione di oltre 4 milioni di CIE emesse da circa 200 Comuni, che già la utilizzano per l’erogazione di molteplici servizi in rete, tutto venga cancellato, sia rottamato l’intero progetto”. Tornano a fioccare le interrogazioni parlamentari, sullo scandalo infinito della CIE. Con quello che ci sono costate e ci costeranno ancora, le nuove Carte di Identità dovrebbero essere fatte di oro zecchino!
La nuova denuncia è dei senatori dell’Italia dei Valori Gianpiero De Toni e Felice Belisario, depositata l’8 giugno scorso. I due parlamentari dell’opposizione sottolineano che negli ultimi undici anni “…oltre ai 60 milioni di euro utilizzati per la sperimentazione della CIE sono state spese cifre importanti: 60 milioni di tessere sanitarie, con costo complessivo per produzione e gestione/distribuzione di oltre 650 milioni di euro; la CNS, Carta nazionale dei Servizi, costo unitario 20 euro a carico dello Stato; la CRS, Carta regionale dei servizi, diffusa su base regionale (Lombardia, Friuli, Sicilia), con circa 18 milioni di card dal costo unitario di 15 euro; infine la CRS Lombardia, con validità di 5 anni, per la quale, negli anni 2001-2011, sono stati spesi almeno 1.000.000.000 di euro per una popolazione di circa 9 milioni di cittadini, per un costo di 183 euro a cittadino per 2 card, quindi 91,5 euro a card. Si tratta di spese, a parere degli interroganti, del tutto inutili”.
Il passaggio più importante dell’interrogazione parlamentare riguarda la sicurezza: “…la modifica delle caratteristiche tecnologiche di sicurezza, che si intuiscono notevolmente depotenziate in seguito all’abbandono dell’ologramma laser, scelta che sembra determinata dalla volontà di non ricorrere all’in- house providing, di fatto esclude la possibilità del controllo ‘a vista’ della persona, vanificando la sicurezza del documento, in quanto le forze di polizia e di frontiera non dispongono di strumenti di lettura del microchip”.
E’ un preoccupante passo indietro, in tema di sicurezza, più volte denunciato da questo blog e da altri giornalisti. Ieri ha reiterato Marco Ludovico, sul Il Sole 24 , annunciando per oggi una conferenza nella sede dell’Ambasciata americana a Roma. Nelle nuove Carte di Identità Elettroniche a cui lavora il governo, è scomparsa la banda a memoria ottica, sostituita dal microchip.
Gli Stati Uniti – è ben spiegato qui – hanno molto a cuore il tema della contraffazione di identità. Non a caso la loro Green Card non è mai stata falsificata. E’ un problema di sicurezza globale, perché se ci sono in giro documenti facilmente falsificabili, è facile che ne approfittino delinquenti e terroristi.
Perché mai la tecnologia della banda ottica è stata abbandonata? Lo spiega bene Sergio Rizzo in questo suo articolo del 24 maggio scorso sul Corriere della Sera, lo adombrano i due senatori dell’IDV nella loro interrogazione. I microchip li fabbricano aziende che sarebbero nelle grazie del governo, la banda ottica no.
Bene, ma la prossima CIE la voglio di oro zecchino….