Dimmi come scrivi e ti dirò che giornalista sei
21 Giugno 2011 Pubblicato da Pino Bruno
- 21 Giugno 2011
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C’era un tempo in cui ogni bravo cronista aveva sulla scrivania, accanto alla macchina per scrivere, il “Manuale di linguaggio giornalistico” di Sergio Lepri, per ventinove anni direttore dell’Ansa. L’ultima edizione è del 1982 (Etas). Poi una pausa interminabile, in cui è accaduto di tutto, rivoluzione digitale compresa. Un buco nero per il linguaggio. Un lungo sonno (dell’uso appropriato delle parole) che ha generato mostri (basta scorrere le pagine dei giornali e dei siti per cogliere inaridimento, rarefazione quantitativa e qualitativa, svarioni). C’è una buona notizia. L’inossidabile Sergio Lepri è tornato a colpire, con “News. Manuale di linguaggio e di stile per l’informazione scritta e parlata”, edito da Rizzoli Etas (336 pagine, 21 euro).
Scrive nella prefazione Tullio De Mauro che “…alla buona informazione Lepri, in sintesi, suggerisce fondamentalmente tre cose: (1) dare le notizie interessanti per il pubblico destinatario della fonte informativa; (2) darle in modo completo, dunque accurato; (3) darle in modo comprensibile, dunque in un linguaggio chiaro e accessibile”.
De Mauro aggiunge: “Il problema dell’approssimazione … ha una dimensione più grande e riguarda moltissimi casi, quando cioè il giornalista ritiene che la qualifica che gli è stata data, la posizione che occupa, la consapevolezza di scrivere per migliaia di persone (o, peggio, di rivolgersi a milioni di telespettatori) gli conferiscono un’autorità culturale che lo esonera dal controllare dati e grafie e (spessissimo in tv) la pronuncia, specie dei nomi stranieri. È strano che non ci si accorga di quanto discredito può portare un errore che è evitabile con la semplice e veloce consultazione di un dizionario, di un’enciclopedia, di un manuale; oggi, a volte, anche una veloce ricerca su Internet”.
Continua De Mauro: “Sergio Lepri già in passato e di nuovo in questo libro non risparmia sforzi e cura per ricordarci le norme di buon uso e metterci in guardia contro cattivi usi correnti della nostra lingua. I prontuari alfabetici che arricchiscono il volume sono il luogo in cui emergono i frutti puntuali di questo suo impegno. Se ne avvantaggeranno, se se ne serviranno, giornalisti e annunciatori di radio e televisione. Se ne potrebbero avvantaggiare direttamente o indirettamente (ma forse è sperar troppo) anche quei nostri attuali ministri che, per esempio, dicono egìda e inclìto. Ma ce ne avvantaggiamo tutti perché Lepri ci mette in guardia anche da quegli stereotipi in cui rischiamo di scivolare”.
Insomma, un libro irrinunciabile, per chi fa il mestiere di scrivere. E, per chi scrive di web e sul web, al nuovissimo manuale di Sergio Lepri andrebbe aggiunta “the journalist’s bible”, cioè l’Associated Press Stylebook, il manuale di stile al quale ogni redattore della prestigiosa agenzia di stampa deve attenersi. L’edizione 2011 è appena uscita, nel tradizionale formato a spirale, in versione browser e come applicazione per iPhone e BlackBerry.
Una per tutte. L’e-mail è morta, a quarant’anni dalla sua nascita. Adesso si scrive email.