Norvegia: il vero colpevole è Call of Duty
25 Luglio 2011 Pubblicato da Pino Bruno
- 25 Luglio 2011
- ATTUALITA', GIORNALISMI, LIBRI, SCENARI DIGITALI
- Bjorn Larsson, Call of Duty, Henning Mankell, LIBRI, Norvegia, Stieg Larsson, Svezia, videogames
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Bel colpo, ragazzi. Me l’ero perso, il servizio del TG1 di ieri. L’ho visto su YouTube grazie alla segnalazione di Giornalettismo. Un vero e proprio scoop. Anders Behring Breivik è solo l’esecutore materiale della doppia strage norvegese. Dietro c’è Call of Duty, il videogioco maledetto che si è impadronito della mente del neonazista xenofobo e ha armato la sua mano. L’autrice del reportage va oltre. Mentre lo schermo della tivù proietta scene sanguinolente di Call of Duty, la cronista d’assalto rivela che, prima di Breivik, altri terroristi sono stati ispirati dai videogames sparatutto. “Breivik era appassionato di videogiochi come questo”, avverte l’autrice, fatti di “un mondo virtuale in cui la musica e il sangue finto annullano la percezione del dolore e della morte”.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=DtFIWoKbwW4&feature=player_embedded#at=22[/youtube]
Accipicchia! Se questi videogames inducono alle stragi, che dire dei film su serial killer e vampiri e dei libri che li hanno ispirati? Via, bruciamoli tutti.
A proposito di libri. Da molti anni alcuni autori scandinavi (Bjorn Larsson, Stieg Larsson, Henning Mankell) raccontano altri retroscena, altri “cattivi maestri”. C’è un cordone ombelicale mai rescisso con l’ideologia neonazista. Nella civilissima Svezia, la legge che regolava la sterilizzazione forzata delle persone con difetti genetici è stata abrogata soltanto nel 1976.
Stieg Larsson ha dedicato la sua vita a indagare su questi fenomeni. Nel settembre 2004, due mesi prima di morire, si raccontava così alla sua editor:
“Ho cominciato a indagare l’estremismo di destra negli anni Settanta e me ne occupo dunque da più di trent’anni. Dai primi anni Ottanta sono il corrispondente dalla Svezia della rivista inglese Searchlight, che è il giornale antirazzista più importante e più autorevole del mondo, e sono stato fra i fondatori di Expo nel 1995. Lavoro a tempo pieno a Expo dal 1999. Ho scritto libri come Extremhögern [La destra estrema] con Anna-Lena Lodenius, che per molti anni è stato un po’ un manuale, Sverigedemokraterna – den nationella rörelsen [I Democratici di Svezia – il movimento nazionale] con Mikael Ekman, Överleva Deadline – handbok för mordhotade journalister [Sopravvivere all’ultimatum – manuale per giornalisti minacciati di morte] per l’Unione Giornalisti, e un sacco di altre stranezze”.
Commistioni, connivenze e contiguità con il neonazismo – basta leggere “Il ritorno del maestro di danza” di Henning Mankell oppure “Il segreto di Inga” di Bjorn Larsson – alimentano intolleranza e odio razziale.
Ben più di un videogioco. Banalizzare fa rima con disinformare.
PS. Le Monde usa argomentazioni più dotte, oggi, ma il succo è quello.