Dall’ammazza blog all’ammazza eBook?
13 Settembre 2011 Pubblicato da RG
- 13 Settembre 2011
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- amazon, blogger, e-book, economia, LIBRI
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Per i libri di carta l’IVA è al 4 per cento, mentre per gli eBook l’IVA è al 20 per cento (dovrebbe salire al 21 per effetto della manovra del Governo). Dal primo settembre è entrata in vigore la discussa Legge Levi, che molti chiamano Legge anti-Amazon o semplicemente Legge sul Libro. Tra sconti e IVA, grande è la confusione sotto il cielo. Va ricordato, per dovere di cronaca, che il parlamentare da cui prende nome la legge, Ricardo Levi (PD), è lo stesso che qualche anno fa aveva proposto la cosiddetta Legge ammazzablog e poi, travolto dalle critiche, aveva fatto marcia indietro. Su questo tema ricevo e pubblico volentieri un intervento dei promotori del sito ebookgratis.it
“Per chi si fosse perso qualcosa, questa nuova legge introduce un tetto massimo agli sconti che i librai, compresi quelli online, possono praticare sui libri che vendono e fissa tale limite al 15 per cento, equiparando la situazione italiana a quella che esiste da tempo in altri mercati europei come quello francese (dove il tetto massimo é quello del 5 per cento), spagnolo (anche qui 5 per cento), tedesco (dove gli sconti sono vietati del tutto).
Per la precisione, la legge Levi prevede alcune deroghe alla soglia del 15%, che arriva al 20% nel caso di promozioni all’interno di fiere e saloni del libro e delle vendite destinate a scuole, biblioteche, musei e organizzazioni no-profit, e al 25% nel caso di offerte promozionali di iniziativa diretta degli editori che dovranno però essere di durata non superiore ad un mese e non potranno svolgersi durante il periodo che precede le feste natalizie.
L’obiettivo di questa legge è difendere i piccoli librai ed i piccoli editori – in quanto (giustamente) parte del nostro patrimonio culturale – che nei Paesi dove gli sconti non sono regolati sono andati incontro ad un declino molto più rapido e diffuso che altrove.
Molti consumatori si sentono tuttavia danneggiati e molti commentatori sospettano si tratti di una mossa atta ad arginare l’impatto potenzialmente dirompente dell’ingresso di Amazon (che ha la potenza commerciale e finanziaria per permettersi di vendere sottocosto per guadagnare quote di mercato) nel mercato italiano, avvenuta meno di un anno fa (per ora per i soli libri cartacei e non ancora per quelli elettronici).
Francamente il tempismo della legge appare quanto meno sospetto, visto che arriva anni dopo analoghe regolamentazioni di altri Paesi, e in un mercato come il nostro che è da tempo molto concentrato orizzontalmente – con il grosso del mercato dominato da pochi grandi gruppi – e soprattutto verticalmente – con la distribuzione fortemente controllata, anche online, dagli stessi grandi gruppi.
In effetti la legge ha suscitato un dibattito molto vivo in rete (portando addirittura l’editore Mario Guaraldi a lasciare, sbattendo la porta, l’AIE, Associazione Italiana Editori), per avere un’idea significativa del quale, ancorché per forza di cose non esaustiva, vi rimandiamo in particolare qui, qui e qui.
A noi però interessa soprattutto capire quali risvolti e implicazioni l’introduzione della Legge Levi abbia nei confronti del libro elettronico, puntando innanzitutto l’attenzione sul fatto che c’è stata e continua ad esserci confusione su questo aspetto.
Confusione inevitabile se si pensa che il testo della Legge – dimostrando una volta si più, secondo noi, che nel nostro Paese il legislatore tende purtroppo a guardare più al passato che al futuro – non lo affronta direttamente, seppure quello del libro elettronico sia stato il tema più dibattito nell’ultimo anno nel settore editoriale anche italiano, nonostante il segmento digitale del mercato librario sia ancora nella sua fase nascente.
Nasce perciò spontanea la domanda: questa legge si applica oppure no ai libri elettronici?
Inizialmente pareva abbastanza logico aspettarsi di sì, soprattutto se l’obiettivo era difendere i piccoli librai e i piccoli editori.
Più recentemente invece pare prevalere la logica che, essendo gli eBook trattati come software dalla regolamentazione europea dell’IVA (che quindi é del 20% in Italia contro il 4% di aliquota agevolata per i libri in quanto prodotti culturali: evidentemente un’altra anomalia), la Legge Levi non si possa applicare al libro elettronico. Lo stesso deputato del PD che ha dato il nome alla legge (votata a larghissima maggioranza da entrambi gli schieramenti politici) in una intervista recente si è espresso in questo senso.
Tuttavia, come nota opportunamente il co-fondatore di BookRepublic Marco Ferrario, guardando all’oggi, l’assenza di disciplina sul prezzo dell’eBook potrebbe portare benefici ai lettori, ma molto probabilmente, nei prossimi mesi non sarà così.
Alcuni grandi editori, infatti, hanno chiesto alle librerie online di firmare contratti che non consentono promozioni e sconti non concordati e che agiscono come e più della legge Levi. In altre parole, il prezzo è deciso dagli editori e la concorrenza tra le librerie potrà avvenire su tutto tranne che sugli sconti.
E se invece il legislatore si accorgesse di questa sua grossolana dimenticanza e puntasse ad estendere in futuro la legge anche agli eBook? Appare probabile che a quel punto il mercato si troverebbe ad avere a che fare in misura ancora maggiore con la pirateria.
D’altro canto l’editoria digitale offre opportunità enormi ai piccoli editori, riducendo i costi e le barriere all’ingresso e giocando a favore del pluralismo, che è poi il lecito e nobile obiettivo di questa Legge.
Sempreché il legislatore non si ostini a tentare di mettere il bastone tra le ruote del futuro inventandosi obblighi come quello di registrare i blog in appositi registri, come fossero giornali, che proprio Levi aveva proposto nell’ambito della contestatissima cosiddetta Legge Ammazzablog.
Si, Levi, proprio lui”.
(dal sito ebookgratis.it)