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Guerriglia a Roma e analisi dei social network

A Londra, dopo la guerriglia urbana di agosto, il governo Cameron aveva proposto il carcere duro per chi aveva usato i social network nell’organizzazione degli scontri di piazza. E’ vero, ci sono state alcune condanne, basate sui messaggi postati su Facebook, ma si è poi evitato di gettar via il bambino con l’acqua sporca, cioè prendere a pretesto la lotta alla violenza per contrarre le libertà civili. A Roma sembra che non sia successo nulla di analogo, il 15 ottobre, durante gli incidenti provocati dai black bloc ai margini della manifestazione degli indignados. C’è chi ha analizzato l’intensità delle comunicazioni sui social network, dalle tre del pomeriggio fino alle otto si sera, quando la situazione è tornata alla normalità. Si chiama Salvatore Iaconesi ed è l’animatore del blog Art is open source.

Iaconesi ha realizzato un video che mostra l’attività sui social network (Twitter, Facebook, Foursquare) durante i disordini del 15 ottobre:

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=J_FU8qAMtVg[/youtube]

I picchi e i contorni rappresentano l’intensità della comunicazione e le conversazioni dall’inizio della protesta (alle 3 del pomeriggio) fino alla sua fine approssimativa (ore 20:00).

L’animazione propone l’intensità dei messaggi, opportunamente geo referenziata, per ciascuna fascia oraria di trenta minuti, dall’inizio alla fine della protesta.

I ventimila messaggi sono stati prelevati grazie alle API pubbliche (Application Programming Interface) messe a disposizione dagli operatori delle tre reti sociali. Non sono ovviamente tutti i messaggi scambiati in quelle ore dall’area degli incidenti, ma si tratta comunque di un campione significativo.

Un esempio è questo screenshot:

 

cliccare per ingrandire

 

 

Dove ci porta il lavoro di Iaconese?  A costatare che anche sui social network, così com’è successo sui media tradizionali, gli incidenti hanno prevalso su tutto il resto. La manifestazione? Dimenticata. Le decine di migliaia di persone arrivate a Roma per sfilare pacificamente? Azzerate.

Scrive Salvatore Iaconesi che forse sarebbe tempo di inventare nuove forme di protesta, per bypassare trappole come quella organizzata dai black bloc a Roma. Il blogger sottolinea che anche un semplice strumento come questo (la visualizzazioni in tempo reale e la possibilità di “leggere” in tempo reale le conversazioni digitali che ci circondano) potrebbe rivelarsi estremamente utile in situazioni analoghe.

Un esempio? Molti messaggi suggerivano un cambiamento drastico del percorso originale della manifestazione, per evitare il contatto con i violenti. Altri segnalavano le zone degli scontri, per mettere in guardia i manifestanti pacifici e proporre vie di fuga. Ecco, dice Iaconese, l’uso sapiente delle informazioni in tempo reale da parte degli organizzatori forse avrebbe fatto la differenza. L’intelligenza digitale contro la barbarie del saccheggio fine a se stesso.

Iaconese suggerisce un approccio analogo alle forze dell’ordine, per prevenire e monitorare gli incidenti.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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