Anche le spie digitali si suicidano
11 Giugno 2012 Pubblicato da Pino Bruno
- 11 Giugno 2012
- APPROFONDIMENTI, RETI, SCENARI DIGITALI, SICUREZZA
- cyber-guerra, malware, sicurezza informatica, spionaggio, virus
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Come ai tempi della Guerra Fredda, quando le spie catturate dal nemico masticavano la capsula di cianuro nascosta tra i denti, per non essere costrette a parlare sotto tortura. Così fan tutte, anche le spie digitali, use obbedir tacendo e tacendo morir. Così si è suicidato Flame, il padre di tutti i virus informatici, l’apoteosi dello sniffare segreti industriali e militari. Chi lo ha attivato – pare addirittura quattro anni fa – qualche giorno fa gli ha ordinato di autodistruggersi e di non lasciar tracce dietro di sé. I russi di Kaspersky Lab ne hanno rivelato l’esistenza il 4 giugno. Troppo pericoloso tenerlo ancora in vita. Si sarebbe potuto individuare chi lo ha sguinzagliato.
Già, chi lo ha sguinzagliato? Non certo un hacker solitario. Troppo complesso, troppo sofisticato, troppo longevo. Questo è cyberspionaggio di Stato, dicono gli esperti. D’altronde il primary target erano i segreti nucleari iraniani, e subito dopo la scoperta di Kaspersky il ministro israeliano degli affari strategici, Moshe Yaalon, aveva giustificato l’uso di questi virus informatici per contrastare la minaccia atomica di Teheran.
Per anni – fino al suicidio – Flame avrebbe attivato microfoni dei computer per registrare le conversazioni, tracciato i tasti premuti dagli operatori, catturato schermate dei desktop, esaminato il traffico dati e comunicato via Bluetooth con dispositivi vicini. Kaspersky ha identificato sistemi infetti in Africa e Medio Oriente, in particolare in Iran, Israele, Sudan, Syria, Libano, Arabia Saudita ed Egitto. Un elenco di paesi che rafforza l’ipotesi di un’arma di spionaggio nelle mani di qualche governo.
Morta una Talpa, se ne farà un’altra. E’ la cyber-guerra, bellezza.