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Se il talebano adesca i soldati su Facebook

Data mining, geo tagging e belle fanciulle. I talebani adottano falsi profili sui social network. Si spacciano per donne avvenenti e adescano i soldati della coalizione che li combatte in Afghanistan, per sottrarre informazioni. Una tecnica antica che – a quanto pare – funziona anche nella vita digitale. Che polli, questi militari, direte. Non sanno che – se si posta un commento su Facebook o su Twitter dall’avamposto, senza disattivare la geolocalizzazione –  si dice al nemico “io sono qui”. Ecco perché il governo australiano ha deciso di intervenire duramente con una reprimenda alle truppe al fronte e ai familiari in patria, e con una lezione sull’uso corretto dei social network.

 

Truppe australiane in Afghanistan (foto: Gary Ramage per The Daily Telegraph)

Secondo il governo australiano, la maggior parte dei soldati e dei dipendenti del Ministero della Difesa non ha alcuna conoscenza dei rischi dei social network. E’ facile abboccare, dare l’amicizia o accettare di essere seguito da una fanciulla che ti fa gli occhi dolci. In fondo, che male c’è? Eppure informazioni apparentemente banali – il nome, una fotografia con i commilitoni, il reparto di appartenenza, il grado – possono trasformarsi in armi pericolose nelle mani dell’intelligence talebana. Anche il data-mining è un vecchio trucco. Basta mettere insieme dati apparentemente slegati tra loro per ottenere una miniera di dati.

Il governo australiano ha fatto un sondaggio tra i militari. Più della metà gli intervistati ha ammesso di non conoscere le impostazioni di sicurezza e privacy dei social media e si è mostrata sorpresa nell’apprendere che molti “amici” – e soprattutto “amiche” – erano in realtà falsi profili dietro i quali si nascondeva il nemico.  Il risultato? In molte basi è stato vietato l’uso dei social network.

Così imparano.

Fonte: The Sunday Telegraph

 

 

 

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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