Metroweb, Report, il rame e la fibra ottica
15 Ottobre 2012 Pubblicato da Pino Bruno
- 15 Ottobre 2012
- APPROFONDIMENTI, ATTUALITA', GIORNALISMI, RETI, SCENARI DIGITALI
- banda larga, divario digitale, fibra ottica, Report, telecom, telecomunicazioni
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Illuminante l’inchiesta trasmessa da Report domenica 14 ottobre, dedicata alla Cassa Depositi e Prestiti, a Metroweb, al superamento del divario digitale e dunque alla banda larga. Si è parlato di doppino di rame, adsl, fibra ottica e soldi, tanti soldi. Il prologo di Stefania Rimini, autrice dell’inchiesta, è una sintesi perfetta delle grandi manovre in corso, dei metodi e degli obiettivi per portare la fibra ottica super veloce nelle trenta principali città italiane entro il 2015. E il resto del paese? Ho estrapolato dal sito di Report le parti salienti. Particolarmente duro il presidente di Assoprovider, Dino Bortolotto: “Noi siamo totalmente contrari al riconoscimento di qualsiasi importo per il rame, per noi il rame vale niente. Perché quel rame, con la fibra a casa dell’utente non c’entra nulla. Se un operatore privato vuole portare della fibra a casa degli utenti è liberissimo di farlo purché lo faccia coi soldi suoi, non con i soldi della collettività, perché allora mi domando perché non vengano dati a me quei soldi perché con tutti quei soldi son capacissimo anch’io di portare la fibra in tutte le case previste da quel piano”. E poi, la considerazione della giornalista: “Un sistema alternativo per dotarci della rete internet ultraveloce ci sarebbe. Gruppi di Comuni o anche singoli quartieri cittadini si potrebbero consorziare e si potrebbero tirare la loro fibra ottica, riutilizzando i cavidotti già esistenti. Così si taglierebbe fuori la Telecom e il suo monopolio sul filo di rame che va dalla centrale a casa dell’utente, perché ognuno sarebbe il padrone del suo pezzo di fibra, che diventerebbe una pertinenza dell’edificio”.
Ecco la sintesi:
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Il privato che si è comprato il 29% di Linate e Malpensa dal Comune di Milano è il fondo F2i, già proprietario del 70% dell’aeroporto di Napoli Capodichino. Da chi è sponsorizzato? Dalla Cassa Depositi e Prestiti, che ha messo 150 milioni per contribuire alla sua creazione. Il presidente di F2i è Vito Gamberale. Quando era amministratore delegato di Autostrade per l’Italia con il meccanismo di fissazione dei pedaggi, nelle casse del gruppo entravano extraprofitti monopolistici, cioè ci stavano straguadagnando. Gamberale più tardi se ne è andato e ha aperto il fondo F2i, che investe anche nella banda larga. E chi meglio di lui poteva scegliere la Cassa Depositi e Prestiti per colmare il nostro ritardo digitale? Stiamo parlando di Metroweb, la società del fondo F2i che intende portare la fibra ottica super veloce nelle 30 principali città italiane entro il 2015. La Cassa Depositi e Prestiti investirà dentro Metroweb fino a 500 milioni. Perché con internet al momento siamo messi così.
STEFANIA RIMINI
Ma perché in Italia l’adsl funziona così male?
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
Non conta assolutamente essere in città o in paese: gli utenti in funzione della distanza che hanno tra loro e la centrale riceveranno un servizio, per intenderci un utente che si trovi a 6 km di distanza, non riesce a raggiungere di sicuro i 7 megabit, mentre ci riesce uno che si trova a 3 km di distanza.
STEFANIA RIMINI
E non c’è niente da fare, quindi?
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
E non c’è nulla da fare.
STEFANIA RIMINI
Anche se io compro un servizio per 7 megabit dopo me lo ritroverò…
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
Me lo ritroverò lentissimo.
STEFANIA RIMINI
Però lo pago come da 7 megabit.
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
Certo perché la velocità massima è nominale, cioè la capacità trasmissiva massima in condizioni ottimali.
STEFANIA RIMINI
Quindi tutti incavolati perché l’adsl non va veloce come vorrebbero, però basta che piova?
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
Basta che piova, basta che sono molto distante dalla centrale…
STEFANIA RIMINI
della Telecom…
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
Poi può accadere che la centrale abbia esaurito i doppini, quindi da quel momento in poi non è possibile aggiungere una sola adsl, un solo ulteriore servizio in quella zona.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
La Telecom ha 30 miliardi di debiti e le farebbe comodo che la Cassa Depositi e Prestiti si accollasse la vecchia rete telefonica in rame, quella che dà tutti i problemi che abbiamo visto.
CARLO SCARPA – ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE UNIVERSITÀ DI BRESCIA
Se si acquisisce la rete di Telecom Italia a un valore ragionevole, attenzione, si acquisisce il diritto a lavorarci dentro e a sostituirla con la rete nuova, questo è il grosso vantaggio direi.
STEFANIA RIMINI
Se la Cassa prende la rete di Telecom, prende una cosa, il rame, che nel momento in cui viene la banda larga non vale più niente?
CARLO SCARPA – ECONOMIA E POLITICA ICARLO SCARPA – ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE UNIVERSITÀ DI BRESCIA
Si tratta di vedere quanto costa. Peraltro la valutazione di un bene di questo genere è estremamente difficile.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Pare che la Telecom cederebbe la rete in rame per 15 miliardi mentre la Cassa sarebbe disposta a pagarne 9. Si stanno però mettendo d’accordo per cablare insieme a Metroweb altre 100 città.
STEFANIA RIMINI
Ma voi come la vedete?
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
Noi siamo totalmente contrari al riconoscimento di qualsiasi importo per il rame, per noi il rame vale niente.
STEFANIA RIMINI
Perché?
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
Perché quel rame, con la fibra a casa dell’utente non c’entra nulla. Se un operatore privato vuole portare della fibra a casa degli utenti è liberissimo di farlo purché lo faccia coi soldi suoi, non con i soldi della collettività, perché allora mi domando perché non vengano dati a me quei soldi perché con tutti quei soldi son capacissimo anch’io di portare la fibra in tutte le case previste da quel piano.
STEFANIA RIMINI
Invece con Metroweb abbiamo un soggetto…
DINO BORTOLOTTO – PRESIDENTE ASSOPROVIDER
Metroweb lo farà solo e soltanto dove gli conviene e tutti i cittadini e saranno molti, che staranno in zone ritenute non remunerative verranno totalmente ignorati.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Un sistema alternativo per dotarci della rete internet ultraveloce ci sarebbe. Gruppi di Comuni o anche singoli quartieri cittadini si potrebbero consorziare e si potrebbero tirare la loro fibra ottica, riutilizzando i cavidotti già esistenti. Così si taglierebbe fuori la Telecom e il suo monopolio sul filo di rame che va dalla centrale a casa dell’utente, perché ognuno sarebbe il padrone del suo pezzo di fibra, che diventerebbe una pertinenza dell’edificio.
ALFREDO BREGNI – CONSULENTE DI DIREZIONE AZIENDALE
Verrebbe a costare a tutti 600 euro, per tutti e l’avremmo anche tutti. E’ una cosa che si può fare credo in 3, 4…. 5 anni. Potremmo tirare una fibra che non solo è super veloce perché passa da 1, 2… 10 megabit teoricamente fino a 2 gigabit.
STEFANIA RIMINI
E si riesce a vedere i film…
ALFREDO BREGNI – CONSULENTE DI DIREZIONE AZIENDALE
Ci si fa qualunque cosa, cioè un’azienda con 2 gigabit ci fa qualunque cosa senza apparati particolari. Il bello di questa iniziativa è che se i cittadini decidono di farlo tutti insieme i 600 euro si fanno medi per tutti, quindi dove costa 200 si paga 600 tanto son soldi che comunque si spenderebbero e dove costa 1000, 1200 costa ancora 600 perché i cittadini potrebbero mettersi d’accordo in questo senso.
STEFANIA RIMINI
Però prima che mettiamo d’accordo tutta l’Italia… si potrebbe partire solo in un momento in cui sono d’accordo tutti?
ALFREDO BREGNI – CONSULENTE DI DIREZIONE AZIENDNo, allora: si può partire anche perché se si decide che…. il quartiere Prati decide di farlo, son 75mila persone decidono di cablarsi la loro fibra e lo possono fare. Perché alla fine quello che costa non è il cavo in sé, quello che costa è il cavidotto, quindi scavare. Quindi alla fine tutte le cifre tornano a patto di voler riutilizzare una parte di cavidotti: ci sono quelli dell’illuminazione pubblica, ci sono le fognature, c’è il gas, c’è la luce oltre che i telefoni.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Ma 600 euro da anticipare per un utente non sono pochi, ne vale la pena?
ALFREDO BREGNI – CONSULENTE DI DIREZIONE AZIENDALE
L’operatore farà pagare un canone per l’investimento che ha fatto, e noi continueremo a pagare il canone a Metroweb invece che a Telecom. Non si capisce perché non affrancarsi una volta per tutte da questo canone.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Si calcola che se avessimo la connessione che permette di scambiare velocemente dati e in Italia c’è solo in pochissime zone, il nostro pil aumenterebbe di un punto e ci toglieremmo di mezzo un po’ di antenne che inquinano non poco. Per realizzare questa infrastruttura ci sono tante strade: una è quella di dire ai comuni: utilizzate i buchi che avete già, la Cassa contribuisce, fate passare i cavi con dentro la fibra e alla fine il proprietario rimane il cittadino; oppure mettere tutto nelle mani di uno. La Cassa ha preferito questa seconda strada: ha messo tutto e alla fine rimarrà monopolista e si sta anche mettendo d’accordo con Telecom per acquisire la sua rete in rame, che col tempo varrà sempre di meno. Vien da pensarla così: un aiutino a Telecom, che è indebitata con Intesa che ha i suoi uomini, come vedremo, dentro la Cassa. Tutto questo per connettere le 30 città e alla fine, chi abita a Velletri piuttosto che a Comacchio, a Carate Brianza o a Lentini, peggio per lui.