Addio vecchia tv il video sarà ultra e mobile
29 Gennaio 2013 Pubblicato da Pino Bruno
- 29 Gennaio 2013
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Tenete a mente questa sigla – H.265 HEVC– perché la vecchia tv statica, da salotto, sarà ancora più vecchia, l’alta definizione non vi sembrerà poi così alta e la velocità di streaming video su smartphone e tablet vi sbalordirà. Tutto grazie al codec ITU-T H.265 / ISO / IEC 23008-2 HEVC, cioè il nuovo standard di compressione video approvato il 25 gennaio dall’organismo internazionale per le telecomunicazioni (ITU). Tranquilli, ci vorrà almeno un anno per vedere sul mercato televisori e dispositivi fissi e mobili carrozzati HEVC (High Efficiency Video Coding).
L’ITU dice che il nuovo codec è una “soluzione flessibile, affidabile e robusta, a prova di futuro, per supportare i video del prossimo decennio”. Previsione condivisibile. Il predecessore H.264 vive dalla prima edizione del 2003 all’ultima del 2012 ed è in funzione sulla stragrande maggioranza di dispositivi digitali, per veicolare le immagini in movimento.
Cosa farà di così strabiliante H.265? Innanzitutto accelererà lo sviluppo della nuova generazione di smart TV, cioè la convergenza tecnologica tra il vecchio televisore, internet e il web. Apple, ad esempio, potrà finalmente realizzare il suo progetto di televisore che manderà in pensione la scatoletta Apple Tv. Finora l’idea è stata frenata proprio dalle scarse performance dello streaming.
Già, perché H.265 permetterà di trasmettere in tempo reale video Full-HD con la metà dei bit oggi necessari e dunque sarà possibile lo streaming di video di qualità eccelsa anche con connessioni a banda non larghissima (per intenderci, il 3G e l’ADSL da 2 Mbps). Inoltre il nuovo codec metterà le basi per volare dall’HD di oggi all’Ultra-HD.
Si tratta di scenari particolarmente appetibili per chi distribuisce contenuti video sul web e deve fare i conti con i limiti delle infrastrutture di telecomunicazione e degli standard di compressione.
H.265 sarà dunque un volano per lo sviluppo dei servizi On Demand. Acuirà senz’altro il divario tra la televisione tradizionale, ancora ferma alla prima generazione del digitale terrestre e destinata al pubblico stanziale e adulto, e la nuova tivù in mobilità, da fruire a richiesta.