Naviga nell’antico Web con la WayBack Machine
5 Marzo 2013 Pubblicato da Pino Bruno
- 5 Marzo 2013
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Il web cambia pelle ogni minuto. I siti nascono, muoiono o si trasformano continuamente. Oggi il WWW contiene più di dodici miliardi di pagine, domani chissà. E ieri? Com’era la rete ieri, un anno fa, cinque, dieci, venti? Non ne resterebbe traccia, senza l’Internet Archive e la sua WayBack Machine, che permette di navigare nel passato. Il bibliotecario del web, Brewster Kahle, custodisce la storia di Internet in una chiesa sconsacrata al numero 300 di Funston Avenue, San Francisco. Siccome con le macchine non si può stare mai tranquilli, c’è una copia conforme degli archivi nei server della Bibliotheca Alexandrina in Egitto e in una sede olandese.
Cosa fa la WayBack Machine? I suoi crawler scandagliano il web in lungo e in largo, ogni giorno, e scattano istantanee dei siti web. Ecco, ad esempio, lo snapshot della home page del quotidiano La Repubblica il 23 gennaio 1998.
Brewster Kahle ha fondato l’Internet Archive nel 1996, ma l’accesso alla sua macchina del tempo è stato reso disponibile nel 2001. L’archivio contiene testi, audio, immagini in movimento, software e altri progetti. Oggi è la più grande biblioteca digitale del mondo, visitata ogni giorno da cinquecentomila utenti. Di ogni sito ci sono almeno due snapshot ogni due mesi. Una mole di dati enorme, custodita nei server di San Francisco, Alessandria d’Egitto e Amsterdam.
Non si deve pagare per consultare l’archivio. L’intero progetto, molto costoso, è no profit e si regge grazie alle donazioni private e alla collaborazione con istituzioni prestigiose.
Adesso l’Internet Archive è anche un film documentario, realizzato dal regista Jonathan Minard con la fotografia di John Behrens, Alexander Porter e Fearghal O’Dea. Racconta vent’anni di lavoro certosino di Brewster Kahle e dei suoi collaboratori. Una missione culturale, per impedire che il passato del web scompaia nel nulla:
The Internet Archive is working to prevent the Internet – a new medium with major historical significance – and other “born-digital” materials from disappearing into the past.