Sanità digitale, adelante senza juicio
24 Maggio 2013 Pubblicato da Pino Bruno
Dematerializzare la sanità, puntare sull’eHealt è giusto e doveroso. Fa risparmiare, rende i servizi più rapidi ed efficienti, migliora il lavoro degli operatori sanitari e la qualità della vita dei pazienti. C’è un però grande come un macigno: la burocrazia, anzi la teleburocrazia. Cioè il perpetuare nel digitale la corsa agli ostacoli tipica della scartoffia, del timbro e della firma. Colli di bottiglia che moltiplicano le difficoltà invece di risolverle. E’ la via italiana all’eGovernment sanitario, una strada infernale lastricata di buone intenzioni, quella denunciata all’AdnKronos dal responsabile del Centro studi della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Paolo Misericordia.
Prescrizioni
Oggi abbiamo oltre 50 esenzioni ticket e sono state ormai prodotte un centinaio di note dell’Aifa – Agenzia Italiana del Farmaco, che consentono di prescrivere certi farmaci solo a determinate condizioni. Alcune note, però, sono state soppresse nel tempo. Su questi dati c’è grande responsabilità, poiché riguardano pazienti e soldi, e il medico deve inoltre informare il suo assistito, avendo la delega informativa. In questo ambito il personale di segreteria diventa indispensabile punto di riferimento per il medico e depositario di una parte significativa delle informazioni di carattere burocratico. Anche a causa della crisi economica, molti medici devono fare a meno della segretaria. Alla Asl di Milano su un totale di 1.117 medici di famiglia, solo 402 hanno il personale di segreteria, circa un terzo, e 751 sono in associazione (di vario tipo).
Certificati di malattia
“C’è una buona dose di certificati assolutamente inutili che espongono il medico a un’importante mole di responsabilità”, dice Paolo Misericordia. Quanto ai certificati di malattia, “i camici bianchi devono certificare solo se vedono”. Così il paziente, anche per periodi brevissimi di malattia, è costretto a presentarsi subito in studio, magari nel pieno di un’influenza o di una gastroenterite, quando dovrebbe stare a letto. Oppure il medico deve andare a domicilio. “Sarebbe invece più corretto, per assenze di 24 ore, che il paziente rimanesse in casa e firmasse un’autodichiarazione. In altri sistemi sanitari, per esempio del Nord Europa, esiste proprio l’autoattestazione di non idoneità lavorativa per un budget di giorni annuali”.
Burocrazia in ospedale e nella ricerca
Rischiano di affondare sotto il peso della modulistica anche i camici bianchi degli ospedali. Un esempio? Il 50% delle ore di lavoro degli oncologi in corsia si perde tra le carte. Lo ha denunciato di recente Roberto Labianca, presidente Cipomo, associazione dei primari oncologi medici ospedalieri, che ha quantificato lo spazio dedicato alle scartoffie in uno studio condotto due anni fa e oggi aggiornato “alla luce dei cambiamenti”. Lamentano rallentamenti da burocrazia i ricercatori italiani, che assistono al sorpasso di colleghi d’Oltreoceano su studi che in Italia restano al palo.
Ricetta elettronica
Il medico fa la prescrizione telematica e la recapita a un server remoto a cui il farmacista può accedere nel momento in cui il paziente si presenta per l’acquisto, cancellando dal sistema la prescrizione andata a buon fine. Ottimo, ma “una catena simile al momento è una chimera – dice il dott. Misericordia – per raggiungerla siamo vincolati a percorso provvisorio che ci crea problemi operativi infiniti”, con il rischio di perdere per strada la possibilità di prescrivere in maniera rapida. Un medico di famiglia scrive in media circa tre certificati di malattia e 200 ricette per farmaci al giorno. Oggi il sistema della ricetta elettronica prevede “complicazioni decise da Sogei, braccio operativo del ministero delle Economia e delle Finanze, senza coinvolgere la professione”.
Nella fase di interregno fra l’analogico e il digitale, il medico deve usare allo stesso tempo ricette elettroniche e ricette cartacee. C’è un problema di codici e di interfaccia: alcune regioni hanno il Sar (sistema di accoglienza regionale) e altre il Sac (Sistema di accoglienza centralizzato). I medici di medicina generale delle Marche hanno deciso di evitare del tutto l’invio delle ricette elettroniche, a causa del meccanismo ritenuto inidoneo e incompatibile con la professione.
Doppia prescrizione
Per i pazienti lunghe attese e code, anche a causa dei doppi passaggi: visita dallo specialista, che non usa la ricetta rossa e scrive esami e farmaci sul foglio bianco, e tappa dal medico di famiglia che li trascrive sul ricettario regionale.
Sedia a rotelle
Ecco la trafila per ottenere una sedia a rotelle elettronica: prima fermata l’ufficio competente per la domanda di invalidità (legge 104); poi dal medico curante che compila la richiesta precisando che la difficoltà di movimento è legata alla stessa diagnosi per cui si è richiesta l’invalidità; altra tappa presso lo specialista della malattia diagnosticata, che dopo una visita (domiciliare nel caso di persona impossibilitata a muoversi) dà il permesso di chiedere un preventivo. Segue fermata, con modello da compilare, al negozio specializzato in articoli sanitari per il preventivo. Passaggio obbligato a questo punto è la Asl – che deve approvare – e di nuovo il negozio, per ordinare la sedia che viene consegnata con un numero di serie timbrato. Non è finita: la carrozzina deve essere collaudata dallo specialista. E per concludere la pratica, le carte vanno riportate all’Asl.
Servizi online al cittadino
Esempio negativo, il Portale regionale pugliese della Salute, che propone servizi online scarsi e difformi sul territorio. Prenotare una prestazione è possibile a Lecce ma non nelle altre città. Se poi si prova ad accedere all’area riservata agli utenti registrati, sul browser appare un minaccioso allarme di sicurezza: “questa connessione è inaffidabile…idplogin.rupar.puglia.it utilizza un certificato di sicurezza non valido…”. Problema di non poco conto, visto che i dati trattati sono informazioni sensibili e meriterebbero un approccio meno sciatto.
Fascicolo Sanitario Elettronico
E’ una chimera in gran parte d’Italia. In Sardegna ogni ASL ha il server per il Fascicolo Sanitario Elettronico (MEDIR), il 90 per cento dei cittadini ha la tessera sanitaria, il 60 per cento dei medici di famiglia è attrezzato e sta compilando i file dei pazienti, scrive oggi Arnaldo D’Amico su La Repubblica. Seguono sei su nove milioni di cittadini della Lombardia e 3,7 su 4,5 milioni di cittadini dell’Emilia-Romagna. E le altre regioni? Stanno sperimentando.