Danza nella metro di Teheran e rischia sei anni di carcere e 91 frustate
28 Novembre 2014 Pubblicato da Pino Bruno
- 28 Novembre 2014
- BUONI ESEMPI
- diritti calpestati, Iran, youtube
- 0 Commenti
Danzare nella metropolitana (e in qualsiasi altro luogo pubblico), per di più a volto scoperto, è un reato grave in Iran. Si infrangono due leggi: nella Repubblica Islamica è proibito avere il capo scoperto e ballare in luoghi pubblici. Si rischia una condanna a sei anni di carcere e 91 frustate. Eppure questa giovane donna di Teheran lo ha fatto, e il video della performance sta facendo il giro del mondo. La qualità è pessima, ma il contenuto è straordinario.
All’inizio del filmato, girato da altri passeggeri con un cellulare, la giovane ha ancora l’hijab, poi mentre il brano del gruppo pop britannico “Little Mix” cresce di intensità, il velo le scivola giù dalla testa. Il video è stato postato sulla pagina Facebook Stealthy Freedoms of Iranian Women, che ha oltre 700.000 “mi piace” ed è curata dalla giornalista iraniana Masij Alinejad, esule dal 2009 e rifugiata prima nel Regno Unito e poi negli Stati Uniti.
Il video è sgranato ma per la polizia religiosa non dovrebbe essere molto difficile identificare la ragazza che balla sulla metro. Un bel coraggio davvero!
Non è la prima volta che i giovani iraniani sfidano le leggi del loro Paese con la pubblicazione di video “proibiti”. A maggio tre uomini e tre donne senza velo erano stati arrestati dopo aver postato immagini in cui ballavano insieme al ritmo della canzone ‘Happy’ di Pharrell Williams. Il video “Happy in Teheran” è stato visto su YouTube da milioni di persone. I giovani protagonisti furono condannati a sei anni di prigione, seppure con la condizionale, e a 91 frustate, pena anche questa sospesa per tre anni con la condizionale.
La giornalista Masij Alinejad ha detto al quotidiano britannico The Independent che il video della danza sulla metro è la punta dell’iceberg di un fenomeno sociale e culturale che coinvolge i giovani iraniani, che si ribellano alle leggi su abbigliamento e comportamento. È una battaglia per rivendicare il diritto al proprio stile di vita e le armi sono la danza e il canto.