Pirate Bay: chi la dura la vince
17 Aprile 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 17 Aprile 2009
- ATTUALITA', SCENARI DIGITALI, SICUREZZA
- The Pirate Bay
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I pirati sanno incassare con stile. “Come in tutti i migliori film, gli eroi perdono all’inizio ma riescono alla fine, comunque, ad ottenere una vittoria epica. E’ l’unica cosa che Hollywood ci ha insegnato“. Così, sulla home di Pirate Bay, è commentata la dura, incredibile, assurda, liberticida sentenza di Stoccolma. Il verdetto dei giudici svedesi cade come il cacio sui maccheroni delle major discografiche e cinematografiche. Le lobbies hanno vinto una battaglia. Speriamo che non vincano la guerra.
Per entrare nel clima del processo di Stoccolma, ci si può rileggere questo bell’articolo di Gabriela Jacomella, sul Corriere della Sera del 6 marzo.
Un commento giuridicamente dotto viene da Andrea Monti, avvocato, esperto di diritto d’autore e internet”. E’ inaccettabile sanzionare penalmente la violazione del diritto d’autore, speriamo che questa sentenza non venga strumentalizzata per reprimere e limitare i cittadini onesti, con filtraggi di navigazione e controllo preventivo”.
“Il copyright e’ una licenza, un contratto che si stipula tra il titolare dei diritti e l’utilizzatore dell’opera – spiega Monti -. In caso di violazione si dovrebbe essere condannati a pagare i danni e non ad andare in prigione. Se una persona non paga l’affitto lo sfrattano, non lo mandano in galera”.
“Quello che e’ importante conoscere – aggiunge Monti – e’ la motivazione della sentenza: puo’ essere un punto di svolta nel decidere se il gestore di servizi deve essere responsabile per i fatti compiuti dagli utenti. Sara’ interessante vedere come i giudici svedesi hanno superato la direttiva europea 31/2000 che esclude la responsabilita’ dei provider per i fatti compiuti dagli utenti. Nel caso specifico – conclude – e’ probabile che i magistrati svedesi, come gia’ quelli italiani, abbiano considerato le dichiarazioni di principio rilasciate dai fondatori di The Pirate Bay, come prova del fatto che fossero a conoscenza dello scambio abusivo di opere protette da copyright”.