Wikileaks deve essere glocal
16 Aprile 2011 Pubblicato da Pino Bruno
- 16 Aprile 2011
- GIORNALISMI
- diritto all'informazione, google, WikiLeaks
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Wikileaks è uno dei protagonisti, quest’anno, del Festival internazionale del giornalismo di Perugia. Non poteva essere diversamente. E’ stato un positivo tsunami, per l’informazione. Ne ho parlato anch’io, oggi, insieme con Matteo Flora, Carlo Gubitosa e Giorgio Scura (uno dei due giornalisti italiani che hanno intervistato Julian Assange). Tema del panel: Il metodo Wikileaks applicato in Italia. Cercherò, nei prossimi giorni, di scrivere un post dettagliato sull’incontro, ricco di dettagli tecnici sul “metodo” suggerito dai “tecnici” ed esperti Flora e Gubitosa. Se sono rose fioriranno.
D’altronde, durante un altro incontro, il fondatore del sito Openleaks e, soprattutto, ex braccio destro di Julian Assange, Daniel Domscheit-Berg, ha detto che si devono esplorare nuovi terreni, magari ”a livello locale, come la corruzione o l’abuso di potere nelle piccole città”. Insomma tante Wikileaks, da global a glocal.
Openleaks fa proprio questo, offre soluzioni tecniche che permettono a fonti anonime di fornire informazioni a terzi. “Sta a loro, poi – ha detto Daniel – verificarle e contestualizzarle. Non so se e’ la soluzione ideale, ma è una delle lezioni che abbiamo imparato”.
Già, ma a che servono, allora, i giornalisti, se le informazioni riservate sono a disposizione di tutti, sullle Wikileaks destinate a moltiplicarsi?
Ci vogliono standard etici e modalità precise per gestire le
informazioni, ha detto l’ex braccio destro di Assange: “indipendentemente dalle informazioni che si pubblicano, ci vuole un contesto. Ogni ‘cable’ prevede che ci sia qualcuno che scriva un articolo, che analizzi e interpreti i documenti.
Insomma, abbiamo bisogno dei giornalisti”.
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