Volgarometro
20 Maggio 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 20 Maggio 2009
- APPROFONDIMENTI, ATTUALITA'
- linguaggi
- 0 Commenti
Benito Mussolini diceva che siamo un popolo di poeti, artisti, eroi, santi, navigatori, trasmigratori. Anche di parolacciari, se si prende per buono il volgarometro elaborato dallo psicolinguista Vito Tartamella sul sito della rivista scientifica Focus. Una conferma della pessima fotografia della nostra lingua scattata dall’ultimo Zingarelli. Il sondaggio sull’italico turpiloquio ha coinvolto 2615 cittadini. “Campione ricco e vario – dice Tartamella – anche se tecnicamente non puo’ essere considerato ‘rappresentativo’ della popolazione italiana perche’ regola scientifica vuole, che i destinatari delle domande debbano essere settantamila ed estratti casualmente”. Si tratta comunque di una delle indagini linguistiche più consistenti degli ultimi tempi e dunque – sia pur con le pinze – prendiamo per buone le conclusioni.
Dice Tartamella all’AdnKronos: “… pur non pretendendo di interpretare tutte le numerose sfumature d’uso delle parolacce, un sondaggio del genere puo’ essere utilizzato anche nelle aule di tribunale, per dare al giudice il peso di un insulto in una querela per diffamazione”. Insomma, e’ piu’ scandaloso parlare in modo volgare di sesso o dire una bestemmia? Ed e’ piu’ offensivo mettere in dubbio l’intelligenza di una persona o qualificarla come ‘ciccione’?
“Spesso -aggiunge lo psicolinguista- i giudici, ma anche gli educatori e i traduttori, sono chiamati a dare una risposta a questi interrogativi, ma sono costretti ad affidarsi solo alla propria sensibilita’ personale, in mancanza di dati oggettivi sulla forza delle parolacce, che cambia a seconda delle epoche, della cultura, dell’eta’…”
Sondaggio anonimo. Gli utenti del sito sono stati invitati ad assegnare un punteggio da 0, pari a ‘per niente volgare/offensivo’ a 3, ‘estremamente volgare/offensivo’ a 152 parolacce. Ecco i risultati, suddivisi in sette categorie. La prima, e’ quella in cui l’insulto e’ un “giudizio abbreviato”, dove le accuse sentite come piu’ offensive, quindi piu’ gravi, sono la violazione delle leggi (mafioso, ladro, infame) e i presunti eccessi sessuali, dalla promiscuita’ per le donne all’omosessualita’ per gli uomini. “In quest’ultimo campo, nonostante l’apparente liberta’ di costumi, – commenta Tartamella – prevale ancora una visione maschilista e omofobica.
Scottante poi anche il rapporto con malattie, morte, bruttezza, disabilita’: le maledizioni, cioe’ augurare malattie, morte o dolore a qualcuno, e gli insulti fisici sono tra le categorie col piu’ alto voto medio. “Questi valori -spiega l’autore- sono giudicati piu’ importanti rispetto alla lucidita’ mentale e alla cultura (ignorante). Inoltre, le singole espressioni che hanno ricevuto in assoluto i punteggi piu’ alti sono le bestemmie, nonostante un terzo del campione si dichiari ateo. Da notare che, anche se per valori infinitesimali, l’offesa alla Madonna e’ considerata piu’ grave rispetto a quella verso Dio
I fattori che influenzano maggiormente la percezione delle parolacce sono, in ordine decrescente, l’istruzione, l’eta’ e l’abitudine a dirle; non incidono molto, invece, il sesso, il luogo di residenza e l’orientamento religioso. Inoltre, le donne, over 50, meridionali e religiosi sono comunque le categorie piu’ sensibili al turpiloquio: hanno attribuito a molte voci punteggi superiori alla media generale, giudicando con piu’ severita’ le espressioni legate al sesso, alla morale, alla religione e alla devianza dalle norme.
Un altro aspetto emerso dal sondaggio e’ che il 50,4% delle espressioni proposte e’ stata giudicata dai navigatori “poco volgare o offensiva” (punteggi da 0 a 1,4). Cio’ vuol dire che queste parole, di conseguenza, hanno perso buona parte della loro forza espressiva, degradandosi a modi di dire coloriti e graffianti ma non molto offensivi o scandalosi: terrone, sfigato, crumiro, buffone, rifatta/siliconata, sbirro, ostia, che palle, ballista.
Insomma, c’è una maggiore abitudine alle parolacce, sia per un loro uso piu’ frequente – dal 1999 le parolacce sono state depenalizzate con una legge-delega – sia per effetto del mutare dei valori sociali. Cosi’ ‘tangentaro’ e’ oggi considerato molto piu’ offensivo di eretico. Infine, le categorie di insulti giudicati meno pesanti sono, in ordine decrescente, quelli classisti come pezzente, barbone, proletario, quelli etnici come negro o terrone, e quelli religiosi come talebano e bigotto. Il motivo? “Oggi – spiega Tartamella – le differenze di classe sono diventate piu’ sfumate, e c’e’ piu’ tolleranza verso le diverse fedi religiose”.
“Per quanto riguarda le discriminazioni etniche, -aggiunge- sono giudicate meno severamente, probabilmente perche’ non toccano direttamente gli italiani. I navigatori, con alcuni distinguo, hanno espresso scarsa immedesimazione verso il dramma degli stranieri di non sentirsi accettati e integrati”. Ma a cosa servono questi dati? “Il ‘Volgarometro’ – sottolinea Tartamella – puo’ dare indicazioni utili, oltre che ai linguisti, per valutare se classificare una parola come spregiativa, descrittiva, offensiva, che e ai sociologi, per identificare e spiegare i valori morali e i tabu'”.