Dai CESU francesi ai Buoni Lavoro dell’INPS
7 Dicembre 2011 Pubblicato da Pino Bruno
- 7 Dicembre 2011
- BUONI ESEMPI, E-GOVERNMENT
- best practice, E-GOVERNMENT, Francia, pubblica amministrazione
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Una best practice francese, quella dei Cheque emploi service universel (CESU), è stata adottata in questi giorni dall’INPS. I Buoni Lavoro sono già disponibili negli uffici postali di Lombardia e Puglia e, da febbraio, l’esperienza sarà estesa al resto del paese. I Buoni Lavoro sono assegni per pagare prestazioni di lavoro occasionale. E’ uno strumento contro il lavoro nero o sommerso, per retribuire baby sitter, badanti, colf, dog sitter e tutte le persone che offrono servizi saltuari (assistenza domiciliare agli anziani, sostegno scolastico a domicilio, assistenza informatica, piccolo giardinaggio, eccetera). L’intento è nobile, perché serve a tutelare lavoratori precari e senza diritti. Tra l’altro è uno strumento di eGovernment, perché si può adottare anche la procedura telematica. Ovviamente può avere efficacia se i buoni non saranno utilizzati per aggirare le norme e retribuire così chi fa vero e proprio lavoro dipendente.
In Francia, dove i CESU sono realtà da parecchi anni, la cosa sta funzionando bene, come si evince dall’approfondita tesi di dottorato di ricerca in Giurisprudenza di Monica Bergo, dell’Università di Padova[1]. “I nuovi posti di lavoro creati nel 2007 nel settore dei servizi alla persona – scrive Bergo – sono stati 128.000, con un aumento del 24 per cento rispetto al 2006 e, in relazione al totale delle assunzioni nazionali, una su tre nel 2007 è stata fatta in questo settore, che ormai conta 1,9 milioni di soggetti assunti.
Dal 2004 al 2007 il valore aggiunto del settore dei servizi alla persona è aumentato del 44% che, tradotto in cifre, corrisponde a 14,1 miliardi di euro (un aumento del 13% rispetto al 2006 in cui era di 12,5 miliardi di euro). Il settore rappresenta attualmente lo 0,84 % del PIL.
Nel 2007 i sei istituti abilitati a emettere i CESU prefinanziati rilasciavano quasi 12 milioni di titoli (11,7 milioni), per un totale di 168 milioni di euro (dal 1° dicembre 2006 al 30 novembre 2007) e un raddoppio del volume rispetto all’anno precedente (84 milioni di euro) che era anche il primo in cui appariva questo strumento di pagamento.
L’incremento più significativo si è registrato per il pagamento di babysitter o di strutture esterne come gli asili nido: il numero di assistenti per bambini pagate con i CESU prefinanziati è aumentato di sette volte in un solo anno, passando da 2.399 del 1° gennaio 2007 a 15.702 il 1° gennaio 2008… Per quanto riguarda i CESU bancari, le cifre sono ugualmente sorprendenti, con 1,6 milioni di cittadini che nel 2007 hanno utilizzato questi buoni (+ 10,5 % rispetto al 2005)”.
Come funzionano i Buoni Lavoro italiani?
“Garantiscono la copertura previdenziale presso l’INPS e quella assicurativa presso l’INAIL.
Lo svolgimento di prestazioni di lavoro occasionale accessorio non dà diritto alle prestazioni a sostegno del reddito dell’INPS (disoccupazione, maternità, malattia, assegni familiari ecc.), ma è riconosciuto ai fini del diritto alla pensione.
Vantaggi
Per il committente
Il committente può beneficiare di prestazioni nella completa legalità, con copertura assicurativa INAIL per eventuali incidenti sul lavoro, senza rischiare vertenze sulla natura della prestazione e senza dover stipulare alcun tipo di contratto.
Per il prestatore
Il prestatore può integrare le sue entrate attraverso queste prestazioni occasionali, il cui compenso è esente da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato. E’, inoltre, cumulabile con i trattamenti pensionistici e compatibile con i versamenti volontari”.
Il sito dell’INPS propone informazioni esaustive, anche sulla procedura telematica. I Buoni Lavoro sono in vendita al valore nominale di 10, 20 e 50 euro, anche in carnet da 25 pezzi. E’ previsto un limite giornaliero di acquisto di 5.000 euro lordi.
[1] Monica Bergo, “IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ COME PARADIGMA COSTITUZIONALE DI ELABORAZIONE DI NUOVI DIRITTI SOCIALI”. http://paduaresearch.cab.unipd.it/3407/1/MonicaBergo_TESI_definitiva_2011_.pdf