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Diffamazione e libertà di stampa: la cura è peggio della malattia

“La Fnsi chiama i giornalisti e tutti i cittadini interessati a difendere il diritto ad una corretta informazione a partecipare al presidio organizzato a Roma per oggi martedì 23 ottobre, dalle ore 17.30 alle 19.00, al  Pantheon, in contemporanea con l’arrivo in aula del disegno di legge sulla riforma della diffamazione a mezzo stampa. I testi fin qui prodotti dalla Commissione Giustizia destano grande preoccupazione e meritano una risposta di visibile dissenso contro quella che si sta configurando come una nuova norma-bavaglio. L’eliminazione del carcere per i giornalisti (spunto iniziale e positivo del proposito di riforma) sta diventando infatti il pretesto per misure vendicative, che mirano a scoraggiare il giornalismo più incisivo e ad incentivare l’ossequio ai poteri.

Le sanzioni innalzate fino a 100mila euro rappresenterebbero un concreto rischio di chiusura per molte voci medio-piccole, e legittimerebbero inaccettabili interferenze degli editori nella fattura di tutti i giornali. L’obbligo di rettifica è certo da rafforzare, ma dovrebbe allora essere considerato motivo di esclusione della procedibilità, ed accompagnarsi all’introduzione del “Giurì per la lealtà dell’informazione”.

Nulla invece prevede il disegno di legge in discussione per disincentivare richieste di risarcimento danni troppo spesso spropositate, promosse direttamente in sede civile per intimidire l’informazione; mentre emerge netto il fastidio per la rete, quando si chiede ai blogger di sottostare alle stesse identiche regole che deve rispettare l’informazione professionale.

Se queste rimarranno le caratteristiche del provvedimento, è meglio che il Senato lasci in vigore la legge esistente, carcere incluso.  Anche stavolta – come già è stato per la norma sulle intercettazioni – il Governo e il Parlamento faranno bene a mettere in conto la più ferma protesta non solo dei giornalisti, ma anche dei tanti cittadini non più disposti a farsi sequestrare il diritto di sapere. Il presidio di oggi al Pantheon non sarà che il primo passo.

Una legge contro la libera stampa, come mai forse si era vista. Il Senato si fermi, finché è in tempo. Se non servono leggi sospinte dalle emozioni, meno ancora servono leggi vendicative. Non c’è sacrificio – anche personale – che possa valere l’introduzione di una pessima legge, così come appare dalle ultimissime notizie relative al progetto di legge in discussione, in queste ore, al Senato sulla diffamazione a mezzo stampa: una serie di norme – tenaglia che neanche la scelta di cancellare il carcere tra le pene possibili a carico dei giornalisti rende giustificabile.

La stampa non ha bisogno di questi ‘difensori’. Se non si ha la capacità di fare le leggi per la libertà e i diritti del popolo italiano e non contro di esso, e si vogliono tutelare ancora una volta i poteri che la stampa – talvolta anche risultando irriverente o eccedente – ha il compito di controllare, meglio lasciare le cose come stanno. E confidare nel buon senso e nella saggezza della maggior parte di giudici e giornalisti nell’interpretare la loro professione”.

Fonte: Federazione Nazionale Stampa Italiana

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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