Social Media Post Mortem, c’è vita dopo la rete?
18 Febbraio 2013 Pubblicato da Pino Bruno
- 18 Febbraio 2013
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- cinema, etica, privacy, social network
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Twittare, chattare, postare post mortem. Macabro, di pessimo gusto, ma prima o poi qualcuno sarebbe arrivato a sdoganare la vita digitale dopo il trapasso fisico. Succede nel film che apre la seconda stagione della serie tv britannica Black Mirror (Be Right Back) e sta per succedere in rete, con DeadSoci.al e LivesOn, ovvero:
How DeadSocial enables you to send out messages post-death.
I due servizi online sono un pugno nello stomaco, roba da Frankenstein al tempo dei bit. Nel film Be Right Back[1] c’è una donna in lutto che utilizza internet per comunicare con il fidanzato defunto. DeadSocial – in versione beta pronta al lancio – promette cose analoghe:
DeadSocial is a free tool that allows us to create scheduled messages. These are only distributed across our social networks after we die. This allows us all to say our final goodbyes on our own terms and for us to extend our digital legacy using the social web.
Cioè, DeadSocial “è uno strumento gratuito che ci permette di creare messaggi programmati, distribuiti tramite i social network dopo la morte, per consentirci di trasmettere il nostro addio definitivo e la nostra eredità digitale”.
Anche LivesOn è in dirittura di arrivo, a marzo. Quest’ultimo servizio sembra più vicino al film di fantascienza Be Right Back, perché i suoi algoritmi analizzano il comportamento online dell’utente per imparare a imitarlo e continuare a twittare in sua vece dopo la dipartita. Lo slogan è quanto mai esplicito:
When your heart stops beating, you’ll keep tweeting.
Volessimo soltanto sorridere con sufficienza, potremmo dire che la rete toglierà lavoro anche a medium e spiritisti, con tutto il loro armamentario di pendoli e tavolini traballanti. A chi invoca l’intervento dell’esorcista, i promotori rispondono che, dopotutto, si tratta di servizi gratuiti, e che l’ibernazione costa molto di più.
Un fatto è certo. Il mondo digitale va molto più in fretta del dibattito sull’etica e sulla privacy. I social network non sanno bene come comportarsi con gli account degli utenti morti. I parenti, gli eredi, hanno il diritto di tenere aperti i profili e addirittura continuare a postare in nome e per conto dei defunti? I social network saranno sempre più frequentati dai fantasmi?
PS. Grazie a Will Coldwell per avermi ispirato.
[1] Protagonista di Be Right Back è Martha (Hayley Atwell), una giovane donna che perde il fidanzato Ash (Domhnall Gleeson) in seguito a un incidente stradale. Straziata dal dolore, viene iscritta da un’amica a un servizio on-line sperimentale: si tratta di un programma che, basandosi su tutte le comunicazioni telematiche e i profili sociali di Ash, può “riportarlo in vita” virtualmente, consentendo a Martha di comunicare con lui. La donna inizialmente rifiuta l’idea, ma quando scopre di essere in cinta decide di provarci, e comincia a chattare con l’Ash virtuale. L’effetto è spiazzante: sembra proprio lui, ha il suo stesso spirito e il suo stesso modo di reagire. Per Martha è terapeutico, ma chattare non le basta più, vuole comunicare oralmente; così decide d’inviare al programma tutti i video di Ash in suo possesso, per consentirgli di replicare la sua voce e parlare al telefono. E non è finita. Esiste un passo successivo, ancor più radicale: l’intera “coscienza virtuale” di Ash può essere trasferita in un corpo artificiale, che ne riproduce fedelmente l’aspetto fisico…(Da SpazioFilm.it)