A ciascuno il suo drone
26 Giugno 2013 Pubblicato da Pino Bruno
Solo Parrot in meno di tre anni ha venduto cinquecentomila AR.Drone. Non parliamo di droni cattivi, quei robot volanti che sparano, lanciano missili e bombe e uccidono. Il mercato dei droni per usi civili è in piena espansione, tanto che le autorità di controllo del traffico aereo cominciano a porsi il problema di regolamentarne il volo. Per non parlare dei problemi di privacy, perché quelli oggetti volanti possono arrivare dappertutto e sbirciare, spiare, fotografare e filmare. Ci piaccia o no, presto dovremo abituarci a convivere con i droni. Dice la Commissione europea che ci sono più di 400 progetti in 20 paesi europei per lo sviluppo di veicoli aerei senza equipaggio (UAV per usi civili), piccoli come un AR.Drone di Parrot o grandi come un jet Airbus A320. Entro il 2021 il giro d’affari mondiale dovrebbe superare i 130 miliardi di dollari.
Entro il 2016 il vecchio continente potrebbe aprire lo spazio aereo civile ai droni e i velivoli senza pilota potrebbero essere usati anche nel monitoraggio delle frontiere. Negli Stati Uniti la Federal Aviation Administration ha elaborato le linee guida per disciplinare traffico degli UAV e la potentissima lobby dei costruttori di droni, rappresentata dall’Association for Unmanned Vehicle Systems International (AUVSI), cerca di tacitare chi già grida in difesa della privacy.
L’AUVSI ha così dichiarato che i droni per uso civile avranno comunque un’etica e, parafrasando le Leggi della robotica di Isac Asimov, si atterranno a un codice basato su tre regole di condotta: Safety, Professionalism, and Respect, cioè sicurezza, professionalità e rispetto.
In sostanza, dicono i costruttori, i droni potranno volare solo se non ci saranno rischi per le persone e le cose. Gli operatori che li piloteranno da terra saranno formati adeguatamente. Saranno rispettate tutte le norme federali e statali e le leggi locali e in particolare sarà tutelata la privacy dei cittadini. Contro l’uso indiscriminato dei piccoli droni, intanto, si è già schierato il capo di Google. Eric Schmidt teme che possano essere usati dai terroristi e …dai voyer, come ha dichiarato un paio di mesi fa al Daily Mail. Dibattito e polemiche sono soltanto all’inizio.
Intanto proviamo a immaginare cosa si fa e si potrebbe fare con un drone “pacifico” senza infrangere leggi, regole e diritto alla riservatezza:
Drone pompiere
Sono sempre più numerose le unità di Vigili del Fuoco di tutto il mondo che adottano piccoli droni per il monitoraggio degli incendi e la perlustrazione delle aree percorse dal fuoco. Quadricotteri ed esacotteri sono dotati di telecamere, sensori e GPS e riescono ad arrivare ovunque, anche in zone difficilmente accessibili all’uomo e ai mezzi terrestri. I droni permettono anche di sorvegliare boschi e foreste e, grazie ai rilevatori di calore, segnalare i focolai in tempo utile.
Drone da Protezione civile
I droni possono equipaggiare le unità di Protezione Civile per gli interventi nelle zone impervie, per rintracciare persone disperse (anche di notte, grazie agli infrarossi), per recapitare piccoli kit di pronto soccorso, per mappare le zone terremotate. Droni con sensori ad hoc potrebbero essere impiegati dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente per individuare discariche clandestine, monitorare scarichi industriali, eccetera. In questo video c’è un drone impiegato per la ricognizione dei beni culturali emiliano-romagnoli danneggiati dal sisma del 2012.
Drone poliziotto
Molti corpi di polizia stanno sperimentando l’uso di droni per la sorveglianza stradale o di aree urbane particolarmente difficili. La polizia di Seattle, ad esempio, ha già alcuni droni in servizio, anche se il loro impiego ha suscitato molte proteste da parte degli attivisti dei diritti umani. Se ne potrebbe fare comunque buon uso. Suggeriamo ad esempio il monitoraggio costante, da parte della polizia municipale, dei marciapiedi cosparsi di deiezioni canine. Un drone che riprende i proprietari che non le raccolgono potrebbe essere un ottimo deterrente…
Drone cacciatore di uragani
L’Università della Florida ha già realizzato prototipi di droni piccolissimi, grandi come un iPod Nano, resistenti all’acqua e alla polvere, zeppi di sonde in grado di misurare e trasmettere dati per prevedere l’intensità e la traiettoria delle tempeste: pressione, temperatura, umidità, posizione e orario. Droni in miniatura “sacrificabili”, da lanciare nell’uragano e controllati da un algoritmo matematico che permetta loro di lavorare in rete per inviare agli scienziati dati preziosi.
Ad un altro progetto, ben più ambizioso, lavorano NASA, National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), e Northrop Grumman. Sono stati investiti 30 milioni di dollari per sperimentare l’utilizzo di droni costosi e complessi per osservare le tempeste nella loro evoluzione.
Su questo link si può osservare il lancio di un drone nel cuore di un uragano, a cura della web tv TVNweather. Il filmato completo, di venti minuti, purtroppo è a pagamento.
Drone giornalista
Le redazioni più accorte hanno in dotazione droni per documentare gli eventi con immagini e filmati. Matt Waite, docente di giornalismo dell’Università del Nebraska, ha fondato il Drone Journalism Lab, per condividere risorse sull’argomento e discutere dei vari problemi, anche legali, di uso dei droni da parte dei cronisti. Un recente rapporto dell’Istituto Reuters sostiene che i giornalisti faranno sempre più uso di droni nei prossimi anni (grazie a Federico Guerrini per la segnalazione).
In Australia un drone guidato da giornalisti ha sorvolato l’inaccessibile centro di detenzione per immigrati di Christmas Island, molto simile ai nostri CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione). Lo vedete in azione in questo video (a partire dal minuto 07.04).
Il filmato che segue è stato girato con un esacottero radiocomandato e documenta l’esondazione del Piave a Ponte di Piave, Treviso il 12 novembre 2012.
Drone attivista dei diritti umani
Quando nel 2011 la polizia è intervenuta per far sgombrare Zuccotti park a New York, uno degli attivisti di Occupy Wall Street, Tim Pool, ha mandato in volo un drone Parrot AR dotato di fotocamera e controllato da iPhone che ha scattato immagini a ripetizione. Tim Pool ha modificato il software per poter trasmettere in diretta le foto su Internet. Il drone è stato così ribattezzato OccuCopter e su questa pagina Tim ha raccontato i particolari tecnici della sua azione.
Anche i giovani turchi protagonisti della rivolta in difesa di Gezi Park e dei loro diritti hanno fatto sorvolare piazza Taksim da un drone, per documentare la brutale repressione poliziesca. Quando gli agenti hanno abbattuto a pistolettate il piccolo velivolo era ormai troppo tardi. Il video stava facendo già il giro del mondo in rete.
Drone ambientalista
In Danimarca agricoltori e ambientalisti, in collaborazione con l’Università di Aarhus, usano i droni per sorvolare i campi prima dell’intervento dei trattori, in difesa della fauna selvatica. In questo servizio del TG2, i droni danesi in azione. Anche nel Colorado i funzionari dello US Geological Survey usano droni con videocamere a rilevamento di calore per osservare e tutelare la fauna selvatica.
Drone postino
Un drone per recapitare a casa, semmai alla finestra o sul balcone il quotidiano del mattino? Il primo aprile scorso il gruppo francese La Poste ha fatto un pesce d’aprile che, per qualche ora, ha ingannato tutti. La notizia era questa: “Le Poste francesi vogliono sperimentare la consegna a domicilio dei quotidiani tramite drone, in accordo con Parrot. Il giornale sarà recapitato a volo, da un quadricottero con la livrea gialla di La Poste. Il test sarà condotto in Auvergne, nella Francia centro meridionale, a partire da maggio. Venti droni Parrot, telecomandati da altrettanti postini-pilota, consegneranno i quotidiani entro le sette del mattino ai volontari che vorranno partecipare all’esperimento”. Era uno scherzo, ma forse un giorno i droni saranno impiegati davvero per consegnare la posta.
Drone cameriere
A Londra, in Poland Street, un ristorante di sushi sta sperimentando il drone cameriere, per la consegna delle ordinazioni al tavolo. Al momento è una trovata pubblicitaria e i clienti non sembrano molto convinti, ma il drone iTray sembra fare bene il suo lavoro.
Drone pizzaiolo
No, il drone non fa la pizza ma la consegna a casa, bella calda. Anche quello della catena Domino’s pizza è soltanto un espediente per reclamizzare il servizio di recapito a domicilio, ma l’appetito vien mangiando…
Conclusioni
Tra il serio e il faceto, vi abbiamo proposto alcune soluzioni per l’uso civile dei droni, oggetti ormai alla portata di (quasi) tutte le tasche. D’altronde l’idea di costruire droni a basso costo è del direttore di Wired USA, Chris Anderson, innovatore geniale e guru del movimento maker, sempre un passo avanti sugli altri nell’individuare nuovi mercati.
Ebbene, Chris è cofondatore della 3D Robotics, che vende legalmente pezzi da assemblare per costruire droni.
Date uno sguardo qui: a ciascuno il suo drone.