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Se il fax rivive e la PEC arriva dai morti

Sembra Don Chisciotte della Mancia il deputato del PD Paolo Coppola, lancia in resta contro il perpetuare del fax negli uffici della Pubblica Amministrazione, come ha raccontato ieri Dario D’Elia su Tom’s Hardware.  Il 15 luglio l’on. Coppola si è arreso ai mulini a vento, ma gli va riconosciuto l’onore delle armi. In fondo è colpa del suo curriculum. Il deputato è professore associato di informatica all’Università di Udine e assessore all’innovazione ed eGovernment del Comune di Udine. È comprensibile dunque che lì in Parlamento si senta pesce fuor d’acqua, animale digitale in un mare di analogica burocrazia e analfabetismo informatico.

Fax Siemens del 1956

Fax Siemens del 1956

 

Giù le mani dal fax! Gli hanno risposto gli onorevoli colleghi. “Alla mia opposizione in commissione, racconta il deputato sul suo blog, mi è stato risposto dal sottosegretario De Vincenti che l’altro giorno non funzionava l’email e meno male che avevano il fax altrimenti non avrebbero saputo come fare…”.

Salvifico fax! Meno male che il fax c’è! E pazienza che sia ormai strumento obsoleto, costoso, poco funzionale e che il codice della amministrazione digitale del 2005 preveda che la trasmissione dei documenti all’interno della PA avvenga via mail. Insomma, questa dismissione non s’ha da fare.

Né al deputato digitale è andata meglio con un emendamento sulla Posta Elettronica Certificata. Sarebbe servito, dice Paolo Coppola in un altro post del suo blog, “a risolvere un problema relativo alla PEC. In questo momento è equiparata alla raccomandata A.R. con la differenza che mentre con la raccomandata la ricevuta torna indietro quando ho la lettera in mano, con la PEC la ricevuta ritorna non appena l’email è consegnata in casella, anche se il destinatario non sa che è arrivata, con il problema che i termini per eventuali ricorsi decorrono a partire da quella data e non da quella in cui il destinatario viene a conoscenza della comunicazione. Insomma, per esagerare, con la PEC si può ottenere la ricevuta di ritorno anche dai morti ed io credo nei benefici della digitalizzazione, ma non fino ad arrivare a questo tipo di ‘miracoli’ che preferirei evitare insieme ai vari ricorsi e problemi che potrebbero scatenare”.

Insomma, tra il fax che rivive e la ricevuta di ritorno della PEC anche dai morti, l’innovazione all’italiana sembra il set di un film di zombie.

PS. Non è che le aziende private, anche quelle che erogano servizi importanti come gas, luce, telefonia, eccetera, siano più evolute. Provate a mandare una PEC all’Enel, alla Telecom e ad altri gruppi. Se ci riuscite fatelo sapere anche a noi.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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