Perchè Il futuro non è più quello di una volta
30 Luglio 2008 Pubblicato da Pino Bruno
Molti lettori mi chiedono notizie sull’origine della frase che dà il nome al mio sito. La conoscevo da tempo ma non sapevo a chi attribuirla. Poi l’ho letta due anni fa, nell’intervento del presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso all’inaugurazione dell’anno europeo della mobilità dei lavoratori (20 febbraio 2006). Lì ho scoperto che la frase era del saggista e poeta francese Paul Valery.
La frase “L’avenir est comme le reste: il n’est plus ce qu’il était” ” è in un saggio di Valery (Notre destin et les lettres, Regards sur le monde actuel, pag. 1062, Oeuvres II, Pléiade, Gallimard).
In un’altra edizione dello stesso saggio, cambia la frase ma non il senso: “L’ennui avec notre époque, c’est que le futur n’est plus ce qu’il avait l’habitude d’être!” L’ho trovata tradotta così in inglese: “The trouble with our times is that the future is not what it used to be!“.
Questa è invece l’edizione italiana (Adelphi, 1994, pag. 187):
“Il futuro non è più quello di una volta” è anche il titolo di una raccolta di poesie di Mark Strand, edita da Minimum Fax con testo inglese a fronte. Alla frase di Valery si sono ispirati i REM nell’album “Accelerate” (Dov’è finito il futuro che ci avevano promesso? Chi ha sostituito il progresso scientifico e la diffusione universale dei diritti con quest’incubo fatto di catastrofi ambientali, guerre e violenze“?
Spero di aver soddisfatto la curiosità dei miei lettori.
(Ringrazio gli amici Odette Puntel, Franco Quarto e Isidoro Mortellaro per le ricerche su Paul Valery).
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